Luca Barbareschi, torno in tv In barba a tutto

“Fuori sono 70, ma dentro mi sento 14-15 anni”.

Graffiante, istrionico, Luca Barbareschi sorride nel grande studio allestito per lui come un loft newyorkese.

Sulle pareti, tra la band dal vivo e il pubblico, ci sono i ritratti di Grace Jones, Andy Warhol, Jimi Hendrix. “I miei idoli – dice – di quando eravamo liberi di dire quello che volevi. Non c’era cancel culture, il politicamente corretto.

Potevi leggere Ovidio. Oggi Le metamorfosi sono vietate nelle università americane. Ma una generazione che cresce così, che potrà mai fare?”. Riparte da qui il suo viaggio con In Barba a tutto, seconda stagione del talk show Rai Cultura realizzato da Verve Media Company, che dal 14 gennaio lo riporta su Rai3, per sei domeniche in seconda serata. “Un appuntamento di serenità”, promette, dove “sono libero di parlare di quel che voglio, come voglio”. A partire da Intelligenza Artificiale ed estetica, nella prima puntata, con ospiti Serena Rossi, Vera Gemma e il cantante Andrea Settembre. “C’è chi ha il Papa, beato lui. Io ho scelto lo Spirito Santo”, sorride durante la registrazione negli Studi Fabrizio Frizzi, riferendosi alla concorrenza di Fabio Fazio. E come è nel suo di spirito, non si risparmia. “Il pandoro-gate? Io stavo dalla parte del panettone”. Ma anche, sullo scenario internazionale: “Se in un luogo di culto invece di Dio metti un dollaro, allora abbiamo un problema”.

Poi, a telecamere spente, si racconta. “Ci tenevo a tornare in tv – confessa – Non so cosa mi piaccia di più fare, se produrre un film di Polansky, dirigere, recitare. Tutto. Ma la tv mi ha dato tantissimo. Non solo quella pop come Il grande bluff, ma anche le 1470 puntate di C’eravamo tanto amati. Ne guardo tanta.

Fiorello è il mio mito. Poi c’è Amadeus, Virginia Raffaele. Per Checco Zalone mi getterei nel fuoco. E non è vero che con il tempo passa la paura: questa sera in camerino ero molto emozionato. E’ un mezzo pazzesco anche per aiutare le persone, perché oggi nessuno spiega più nulla”. Poi si passa ai temi “caldi”. “La politica? Grillo ha un’enorme hybris, ma non ha studiato abbastanza i Greci per sapere che dopo arriva la nemesi. No – prosegue – non inviterò politici in trasmissione.

Non voglio parlare di politica ne’ di partiti. Sono uscito arricchito dalla mia esperienza da parlamentare. Ho conosciuto gente in gamba, ma non sono un politico, sono un portatore di idee. Non mi eccita l’idea del potere”. E poi, “appena inviti un politico in tv scatta la rissa, come se la persona che hanno davanti fosse un nemico, non uno che la pensa diversamente.

Quando porti la politica spiccia, porti maldicenza”. Invece, dice, “voglio invitare persone che mi arricchiscano. Mi interessano di più gli scienziati e gli artisti”. Chi dunque? “Kevin Spacey. Mi dice un giorno ‘si’ e un giorno ‘no’ – svela – Quando ho girato The Penitent volevo lui come protagonista, ma (a causa del sex gate che aveva travolto l’attore ndr) nessuno dei nostri colleghi voleva lavorare con lui. Lo avrebbe fatto meglio di me. E oggi è assolto”.

Ma di cosa Barbareschi non potrà mai fare a meno? “Del teatro – assicura – perché ti permette di essere qualcuno diverso ogni sera”. Quanto all’Eliseo, il suo teatro a Roma, “è aperto, non chiuso: ospitiamo convention, seminari”. Ma per realizzare una stagione di spettacoli, “o rubano gli altri o devo diventare Mandrake, perché non ricevendo un euro dovrei vendere i biglietti a 12mila euro. L’unico che ci ha aiutato è stato Giorgio Napolitano”. Quanto alle notizie di nuovi possibili finanziamenti, anche dalla Regione Lazio, “continuo a leggere annunci sui giornali: se qualcuno vuole darmi soldi, benvenga.

Io però non voglio che aiutino l’Eliseo, ma che aiutino il teatro italiano. Fate un progetto sul teatro italiano, fate un piano industriale”.

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