“Il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, lascerà cadere i ponti costruiti in questi anni con le università israeliane. È ciò che da mesi chiedono gli studenti di numerose università italiane, da Bologna a Bari, da Roma a Torino, nel nome di un boicottaggio che finora, però, non aveva ancora trovato sponde nelle istituzioni universitarie”, inizia così il pezzo pubblicato da La Stampa in merito alla proposta di una mozione che si discuterà a breve e che prevede la conclusione dei rapporti “accademici” con le università del regime sanguinario israeliano.
Il tema era tornato di forte attualità quando, nei mesi scorsi migliaia di studenti dell’università cagliaritana hanno firmato un documento indirizzato al Rettore, al Senato Accademico e a tutti gli organi centrali, per chiedere che vengano interrotti gli accordi con Israele.
Nel documento si legge: “Quest’ultima operazione militare deve essere vista sullo sfondo del progetto di pulizia etnica ai danni della popolazione palestinese e di consolidamento di un sistema di apartheid nei territori occupati. Lo Stato sionista mira a sopprimere la lotta dei palestinesi per la loro liberazione e il loro diritto all’autodeterminazione. Quello che sta accadendo in Palestina quindi non è un conflitto, né la conseguenza di un “circolo vizioso”. Dobbiamo quindi abbandonare la narrazione di “entrambe le parti” che mette sullo stesso piano il colonizzatore con il colonizzato e ignora queste dinamiche di potere asimmetriche.
Nelle ultime settimane, oltre i bombardamenti a tappetto su Gaza e l’embargo israeliano per impedire l’entrata di beni di prima necessità quali benzina e medicinali, abbiamo assistito alla brutale repressione con uccisioni a freddo, arresti indiscriminati, violenze e aggressioni sistematiche da parte dei coloni israeliani e della polizia, nei confronti dei palestinesi che vivono sotto lo stato di Israele e in Cisgiordania.
Come se questo non bastasse, Israele ha volutamente colpito numerosi ospedali, all’interno dei quali avevano cercato rifugio dai bombardamenti indiscriminati migliaia di persone. Israele si è preso la responsabilità politica di questa scelta, giustificando una punizione collettiva del popolo e dei civili palestinesi, con la motivazione di voler annientare Hamas, senza peraltro fornire alcuna prova di questa presenza all’interno degli ospedali bombardati, e contravvenendo alle leggi internazionali che vietano di colpire obiettivi civili in qualunque caso.
Chiediamo con urgenza al Rettore, al Direttore e al Senato Accademico dell’Università degli Studi di Cagliari di condannare l’aggressione militare in corso, di fare pressione al governo italiano per un immediato cessate il fuoco e di prendere una posizione forte a sostegno del popolo palestinese nella sua lotta per la liberazione dall’oppressione. Ora è il momento di abbandonare la posizione “neutrale”. La neutralità e l’imparzialità supportano solo i colonizzatori israeliani, le azioni di uno stato che sta compiendo un genocidio sotto gli occhi del mondo intero, con la volontà di annientare Gaza.
Non prendere posizione, inoltre, contrasta con la ferma condanna operata dalla nostra università verso la Russia agli inizi del conflitto con l’Ucraina e riteniamo che sia necessario applicare la stessa scelta.
Pertanto, chiediamo al Rettore Francesco Mola, al Direttore Aldo Urru ed al Senato Accademico di:
- Adottare una risoluzione di solidarietà con la popolazione di Gaza e con tutte le vittime civili;
- Condannare le punizioni collettive e l’incessante attacco ai civili, alle istituzioni educative e agli ospedali in quanto beni di carattere civile ovvero non militare;
- Ribadire l’impegno per la libertà di parola e garantire il diritto al dibattito e favorire momenti di discussione e apprendimento sulla situazione attuale;
- Impegnarsi in atti tangibili di solidarietà e partnerships con le istituzioni universitarie palestinesi;
- Affermare che per porre fine alla violenza si deve porre fine alla sua causa principale: l’apartheid e l’occupazione israeliana dei territori palestinesi;
- Promuovere un dibattito su forme di pressione e disinvestimento da aziende/istituzioni che finanziano l’occupazione.
Infine, bisogna rendere noto che l’Università di Cagliari ha un accordo valido fino al 2024 con l’università di Haifa. Quest’ultima si rende responsabile della strategia di pulizia etnica israeliana e del regime di apartheid, dando assistenza speciale agli studenti che hanno partecipato all’attacco a Gaza del 2008, accogliendo delle basi militari all’interno del suo campus e avendo ospitato numerose conferenze sul “problema demografico” in Israele, un eufemismo per il progetto di pulizia etnica dello stato israeliano nei confronti della presenza di un numero troppo elevato di palestinesi sul suo territorio.
A tal fine chiediamo:
- Di rescindere l’accordo di ricerca con l’Università di Haifa e ogni altro eventuale accordo;
- Di rendere noti eventuali altri accordi in corso con le università israeliane non presenti sul sito www.unica.it e di aggiornare lo status di quelli attualmente presenti, ai sensi dei principi di trasparenza, pubblicità e accessibilità dell’attività amministrativa sanciti dal Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33;
- Di rendere noto il possibile rinnovo degli accordi attualmente scaduti”.
Mola, il Rettore di Cagliari, assicura gli studenti che «non stipuleremo nessun nuovo accordo con atenei israeliani e non rinnoveremo gli accordi scaduti». E se qualcuno dell’ateneo manterrà dei rapporti, «lo farà a titolo personale», precisa il rettore. Insomma, per la prima volta sembra essersi aperta una breccia nel mondo universitario italiano, scrive La Stampa.
Nessun nuovo legame con istituzioni universitarie israeliane, dunque. E l’unico accordo rimasto ancora attivo, tra l’Università di Cagliari e quella di Haifa, è ormai prossimo alla scadenza.
L’Università di Cagliari, intanto, muove un primo passo. E la speranza degli studenti, ora, è che questo mandi «un segnale» al mondo accademico italiano.