M5s, “Casaleggio fu diffamato sul caso Venezuela”. Ecco la sentenza del tribunale

Davide Casaleggio: “Condannati il giornale e il giornalista che scrissero che mio padre prese una valigetta con 3,5 milioni di euro dal Venezuela”.

“A reti unificate raccontarono che Gianroberto Casaleggio prese una valigetta con 3,5 milioni di euro dal Venezuela. La notizia finì sulle prime pagine di tutti i giornali e in apertura di molti telegiornali. Avevo detto che sarei andato fino in fondo per fare luce sul fango gettato contro mio padre. Oggi il Tribunale di Milano, a distanza di tre anni, ha sancito che mio padre fu diffamato e ha condannato il giornale e il giornalista che pubblicò per primo il falso documento”. Lo scrive su Facebook Davide Casaleggio.

“Spero che anche le Istituzioni vogliano fare chiarezza su questa indegna vicenda, costruita contro una persona che non aveva più il potere di difendersi da sola. C’è chi ha mentito, ma c’è anche chi si è girato dall’altra parte -prosegue-. Auspico che la stampa italiana riporti la notizia con la stessa prontezza e visibilità di allora, ma soprattutto con tutti i dettagli che non sono mai stati raccontati”, conclude Davide Casaleggio.

Sull’argomento è intervenuto anche Pino Cabras, ex deputato grillino, poi uscito. “Ritorno brevemente sul caso Venezuela-Photoshop, per registrare un fatto che già ho riscontrato ripetutamente, chissà quante volte, ma che ogni volta mi sorprende lo stesso per la totale mancanza di pudore. Oggi non leggo nemmeno un rigo in tutta la stampa sulla condanna per diffamazione di quelli che inventarono la notizia della valigetta di euro per Casaleggio. E anche il M5S zitto e muto.
Così, un reato di diffamazione grave – che venne accolto e pompato con titoloni, allusioni maligne e ogni trucco volto a distruggere reputazioni e posizioni politiche – viene occultato nel giorno in cui un tribunale assevera la più solenne delle smentite.
Il sistema dell’informazione italiano è una roulette truccata peggio della più malfamata delle bische clandestine. La politica nelle istituzioni è asservita e succube”, conclude Cabras.
Exit mobile version