Omaggio a Federico Fellini e al genio di Molière, tra classici del Novecento e testi contemporanei, incursioni nel nouveau cirque, intriganti coreografie, canzoni d’autore e musica jazz con la Stagione 2024-2025 di Prosa | Musica | Danza e Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna al Teatro Costantino di Macomer con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Macomer, della Regione Autonoma della Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna. Quattordici titoli in cartellone da dicembre ad aprile tra divertenti commedie e brillanti monologhi, originali creazioni di danza contemporanea e concerti, accanto a un insolito divertissement musicale per un viaggio tra le umane passioni con artisti di spicco della scena nazionale come Lucrezia Lante della Rovere e Daniele Pecci, Rosita Celentano e Attilio Fontana diretti da Stefano Artissunch, un’icona della cultura transgender come Eva Robin’s e l’attivista, conduttrice e scrittrice Carlotta Vagnoli accanto ai travolgenti Jashgawronsky Brothers, alla Compagnia Artemis Danza e all’arcis_collective.
Sotto i riflettori anche il cantautore Andrea Andrillo con “Fortunate Possibilità” e il pianista e compositore Guido Coraddu con “Miele Amaro”, focus sulla nuova drammaturgia con “Bidibibodibiboo” di e con Francesco Alberici (finalista alla 56ª edizione del Premio Riccione per il Teatro e candidato al Premio Ubu come miglior nuovo testo italiano). Una poetica e struggente rievocazione della tragedia della Shoah con “Kinder-Traum Seminar” (Seminario sui bambini in sogno) di Enzo Moscato, per ricordare il grande attore, drammaturgo e regista partenopeo recentemente scomparso, uno dei maestri del teatro del Novecento. E ancora la condanna dell’ipocrisia ne “Il Tartufo” di Molière, dove un ambiguo seduttore ammantato di (false) virtù si insinua in una tranquilla famiglia borghese, stravolgendone gli equilibri e uno spietato affresco della società con “Campanilismi”, uno spettacolo di e con Elio Turno Arthemalle, da “Il povero Piero” di Achille Campanile, una commedia nera su riti e convenzioni, tra vani tentativi di salvare le apparenze in una situazione paradossale e grottesca.
Ouverture nel segno del nouveau cirque, con gli Jashgawronsky Brothers in “ToyBoys”, un insolito concerto suonato con i giocattoli, tra musica classica e pop, poi “L’Illusione Coniugale” di Éric Assous, con Rosita Celentano e Attilio Fontana in scena con Stefano Artissunch (che firma anche la regia), una commedia scoppiettante e maliziosa su amore e amicizia, gelosia e tradimenti, mentre la coreografa Monica Casadei firma per la Compagnia Artemis Danza “Il Circo di Fellini”, visionario spettacolo ispirato all’interesse del regista riminese per le arti circensi, capaci di incantare grandi e piccini.
Canzoni d’autore con Andrea Andrillo sulle tracce del nuovo album “Fortunate Possibilità”, poi un’amara analisi del mondo del lavoro nel terzo millennio attraverso una vicenda esemplare con “Bidibibodibiboo”, scritto, diretto e interpretato da Francesco Alberici, in scena con Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi e Daniele Turconi, mentre Carlotta Vagnoli ne “Le Solite Stronze”, con drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla, propone una galleria di ritratti di “donne di carta” e intellettuali, scienziate, politiche e artiste contemporanee, come la scrittrice Michela Murgia, per capovolgere gli stereotipi e mettere l’accento sulla creatività e sull’intelligenza femminile. Una celebre commedia di Molière, “Il Tartufo”, con Andrea Avanzi, Valentina Donatti, Carlotta Ghizzoni, Fabrizio Croci, Matteo Baschieri, Paolo Zaccaria e Chiara Baccarini per la regia di Domenico Ammendola, per una giostra dei sentimenti che vede il trionfo e poi lo smascheramento dell’ipocrisia, e uno straordinario (auto)ritratto di Oscar Wilde in “Divagazioni e Delizie” di John Gay, dove Daniele Pecci indossa i panni del raffinato dandy irlandese, in un monologo pieno d’ironiche e caustiche citazioni dalle opere del celebre scrittore, drammaturgo e poeta, accanto alle note malinconiche e amare del “De Profundis”.
Un classico del Novecento – “Le Serve” di Jean Genet – per Eva Robin’s che interpreta l’irraggiungibile e enigmatica Madame, accanto alle giovani e talentuose Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, per la regia di Veronica Cruciani, in una mise en scène quasi metateatrale, in cui emergono i temi cruciali della pièce tra differenze di classe e giochi di potere; poi l’umorismo e la satira di Achille Campanile, in “Campanilismi” di e con Elio Turno Arthemalle e con Alessio Arippa, Valentina Fadda, Gabriele Peirani, Valentino Pili, Chiara Porcu e Angelo Trofa dove l’autore riesce a scherzare perfino con la morte.
Il teatro di poesia di Enzo Moscato sbarca nel Marghine con il toccante “Kinder-Traum Seminar” (Seminario sui bambini in sogno) con Cristina Donadio, Vincenza Modica e Giuseppe Affinito e le suggestive immagini sceniche di Mimmo Paladino, per un racconto corale sul tema della Shoah. E punta i riflettori sulle incomprensioni e i dilemmi della vita di coppia, tra segrete inquietudini e pensieri inconfessabili, “Non si fa così” di Audrey Schebat, con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca, in cui i protagonisti, dopo una drammatica crisi che li costringe a rivedere le proprie certezze, si mettono a nudo in una interminabile notte.
Un itinerario nella storia del Jazz in Sardegna con “Miele Amaro”, il nuovo progetto musicale di Guido Coraddu, per un’antologia di brani significativi formati da Paolo Fresu e Antonello Salis, Marcello Melis e Marino De Rosas, fino a Gavino Murgia, Paolo Angeli e Zoe Pia e infine “K.I.nd of Human” dell’arcis_collective, uno spettacolo di danza contemporanea su «la fragilità umana sotto la nuvola onnipresente dell’intelligenza artificiale» con direzione artistica e coreografie di Roberta Pisu (già ballerina solista allo Staatstheater am Gärtnerplatz, all’attivo numerose creazioni coreografiche) e musica di Leonhard Kuhn, eseguita dall’Arcis Saxophon Quartett: sotto i riflettori Fabio Calvisi, Vittoria Franchina, Elisabet Morera Nadal e Cristian Cucco interpretano una rigorosa e evocativa partitura ispirata alla sensibilità individuale e al rapporto con le nuove tecnologie.
Una programmazione ricca e variegata per attrarre differenti fasce di pubblico, dagli amanti della prosa agli appassionati di danza e musica, con una particolare attenzione alla giovani generazioni: la Stagione 2024-2025 di Prosa | Musica | Danza e Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC a Macomer spazia tra i differenti linguaggi della scena e i vari registri dalla commedia al dramma, dall’indagine sui sentimenti alle note di costume, dalla satira alla poesia.
IL CARTELLONE
Un coinvolgente divertissement musicale nello stile del nouveau cirque – mercoledì 18 dicembre alle 20.30 – con gli scatenati Jashgawronsky Brothers, che danno il la alla nuova Stagione con “ToyBoys”, sorprendente saggio di fine anno di una Scuola di Musica dove gli allievi si cimentano con un vastissimo repertorio, dai capolavori dei grandi maestri alle canzoni dei Beatles… suonando con dei giocattoli. Tra classici e virtuosistici accenti e melodie pop, gli affiatati Brother Pavel (alias Paolo Rozzi), Brother Richard (Riccardo Pinato), Brother Francis (Francesco Cigana) e Brother Thomas (Tommaso Piron) proporranno un insolito e coinvolgente concerto-spettacolo che intreccia le arti circensi, tra numeri di giocoleria e acrobazie, insieme con la comicità irresistibile dei clowns e la musica, con un’antologia di pagine celeberrime, in un vertiginoso susseguirsi di invenzioni e gags. Riflettori puntati sugli irresistibili Jashgawronsky Brothers che, reduci da tournées internazionali, oltre alle numerose apparizioni sulla ribalta televisiva, da Zelig a Il Circo di Raitre, Music Quiz e Italia’s Got Talent e alla partecipazione a festivals e rassegne, propongono una inedita performance con «topolini parlanti, fattorie sonore, sonagli, trombette, bamboline, pupazzi, ukulele, flautini, chitarrine e tastierine… Immaginate i Beatles alla scuola elementare o i Queen all’asilo dopo aver svaligiato un negozio di giocattoli!».
Una riflessione sull’amore e sul matrimonio – giovedì 9 gennaio alle 20.30 – con “L’Illusione Coniugale” di Éric Assous, nella traduzione di Giulia Serafini: una brillante e maliziosa commedia sulle umane passioni, nella mise en scène di Synergie Arte Teatro, con la regia di Stefano Artissunch, anche protagonista insieme con Rosita Celentano e Attilio Fontana di un ipotetico e pericoloso “triangolo” sentimentale. Focus sui delicati equilibri e le complicate dinamiche della vita di coppia con la divertente e maliziosa commedia dell’affermato drammaturgo, regista e sceneggiatore francese (Premio Molière e Grand Prix du Théâtre de l’Académie Française). In uno slancio di sincerità, Giovanna e Massimo decidono di confessarsi le rispettive infedeltà ma mentre lei sembra accogliere con nonchalance le molteplici avventure del marito, la scoperta dell’unico tradimento della moglie risveglia in lui un’improvvisa e bruciante gelosia. I suoi sospetti ricadono su Claudio, un amico di famiglia e un innocente incontro diventa l’occasione per mettere alla prova la solidità dei rapporti: l’ospite ignaro «si trova così inconsapevole al centro dell’attenzione e la sua presenza crea ulteriori tensioni e divertenti malintesi», in un comico crescendo con un susseguirsi di colpi di scena, tra maliziose allusioni, equivoci e inattese rivelazioni.
Viaggio nell’immaginario del grande regista riminese – martedì 14 gennaio alle 20.30 – con “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza, con ideazione, coreografia, regia, scene e luci di Monica Casadei, musiche di Nino Rota e costumi di Daniela Usai (assistenti alla produzione Mattia Molini e Michelle Atoe), voice over a cura di Francesco Marchi, sartoria Elena Nunziata (produzione Compagnia Artemis Danza). Un omaggio al genio di Federico Fellini (1920-1993), uno dei maestri del cinema italiano, con il visionario spettacolo dedicato al mondo del circo, tra acrobati e clowns, in un’esplosione di colori e suoni dove ogni spettatore «ritornando un po’ bambino e recuperando quelle emozioni così vere e sincere che solo l’infanzia può regalare, viene trasportato in una dimensione nuova… in un’atmosfera piena di poesia e sentimento». Un fantastico e sorprendente racconto per quadri ispirato alle opere dell’autore di capolavori come “La dolce vita”, “Casanova” e “Satyricon”, “Ginger e Fred” e specialmente “La strada” e “Amarcord”: “Il Circo di Fellini” riscopre il fascino della vita sotto il tendone e insieme la magia di “numeri” capaci di incantare grandi e piccini, come in un sogno a occhi aperti.
Tra parole e note – giovedì 23 gennaio alle 20.30 – con “Fortunate Possibilità”, il concerto del cantautore Andrea Andrillo (voce e chitarra), uno degli artisti di spicco della scena musicale isolana e non solo (già vincitore del Premio Cervo con “Prolagus” e Premio della Critica e per il Miglior Testo al Premio Parodi con “Sa noti ‘e is animas”) con Silvano Lobina (basso e arrangiamenti), Fabrizio Lai (chitarre) e Nicola Vacca (batteria) sulle tracce dell’omonimo album, o meglio libro / disco che riunisce un’antologia di brani “a tema” e le poesie di Alessandra Fanti, prodotto da Michele Palmas (per l’etichetta S’ardmusic e Abbà Editore). Canzoni come «istantanee scattate nel momento in cui tutto esplode, quando la vita stessa trova – o perde – significato», si rispecchiano nei versi che «raccontano l’essere umano nella sua complessa e meravigliosa “imperfezione”». “Fortunate Possibilità” disegna un itinerario tra storie e emozioni, dove le melodie evocano immagini significative tra spunti autobiografici e dilemmi esistenziali, da “L’albatros” a “Nascosto tra le foglie” e “L’occasione di perdersi”. E ancora “Viola, cosa cerchi in fondo al mare” e “Rombo di tuono” accanto a “Impari, in paghe”, “Goodbye” e “Lieve”, l’enigmatica “288,289” e la provocatoria “Il tacchino Icaro, un hater e la musica di merda” oltre a “Una Possibilità”.
Storie di ordinaria precarietà nel terzo millennio – mercoledì 29 gennaio alle 20.30 – con “Bidibibodibiboo”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesco Alberici (Premio Ubu 2021 come Miglior Attore/Performer under 35 e protagonista della serie web Educazione Cinica), in scena con Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi e Daniele Turconi, aiuto regia Ermelinda Nasuto, scenografie di Alessandro Ratti, disegno luci di Daniele Passeri (coproduzione SCARTI / Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione – CSS / Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia – Teatro Stabile di Bolzano – Piccolo Teatro di Milano / Teatro d’Europa, con il sostegno de La Corte Ospitale). Un dramma moderno sul mondo del lavoro, tra i paradossi e gli eccessi di un sistema capitalistico che esige risultati sempre migliori, con traguardi impossibili e una riflessione sul ruolo dell’arte come rappresentazione del reale: “Bidibibodibiboo” (già finalista al Premio Riccione e tra i candidati al Premio Ubu 2025) con un titolo che rimanda a un’opera emblematica di Maurizio Cattelan, descrive il meccanismo infernale che stritola i dipendenti, condannati a un inevitabile fallimento. In scena due fratelli, uno impiegato in una grande multinazionale, l’altro, autore teatrale, testimone della tragedia, in una pièce che fotografa il disagio di una generazione senza certezze né prospettive per il futuro.
Viaggio nell’universo femminile – venerdì 7 febbraio alle 20.30 – con Carlotta Vagnoli e il suo nuovo monologo dal titolo, evidentemente provocatorio, “Le Solite Stronze”, con la drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla (produzione Mismaonda): la poliedrica scrittrice, autrice e speaker radiofonica, già sex columnist per GQ e Playboy, all’attivo oltre ai saggi “Maledetta Sfortuna”, “Poverine” e “Memoria delle mie puttane allegre” anche il romanzo “Animali Notturni”, propone una galleria di “donne di carta” e figure di spicco della cultura e della politica, come la scrittrice Michela Murgia. In chiave ironica, tra satira e note di costume, Carlotta Vagnoli si affida alle parole della pedagogista Elena Gianini Belotti per introdurre il tema della “differenza”, evoca eroine da romanzo come Emma Bovary e Anna Karenina, oltre alla capricciosa e ribelle Catherine Earnshaw di “Cime Tempestose”, accanto alla comandante Carola Rackete. Ne “Le Solite Stronze” l’artista fiorentina, da vari anni impegnata nel diffondere l’idea della parità e del rispetto per arginare la violenza di genere, prova a ribaltare gli stereotipi della cultura patriarcale attraverso gli esempi luminosi di donne rivoluzionarie, capaci di cambiare e migliorare il mondo.
Un vivace affresco della società – giovedì 13 febbraio alle 20.30 (in replica venerdì 14 febbraio con una matinée per le scuole) – con “Il Tartufo” di Molière con Andrea Avanzi, Valentina Donatti, Carlotta Ghizzoni, Fabrizio Croci, Matteo Baschieri, Paolo Zaccaria e Chiara Baccarini, musiche originali di Patrizio Maria D’Artista, costumi e sartoria a cura di Marco Guyon – La Bottega del Teatro, scene di NoveTeatro, per la regia di Domenico Ammendola (produzione NoveTeatro). La commedia ruota intorno a un impostore che fingendosi uomo pio e devoto, di nobili principi e specchiata virtù si insinua nella casa di Orgone, un ricco borghese evidentemente abile negli affari, ma ingenuamente ammaliato dalla (presunta) superiorità morale dell’ospite, tanto da concedergli la mano della figlia e scacciare di casa il proprio figlio, reo di aver manifestato la sua avversione per Tartufo. L’infido incantatore sembra destinato a trionfare, ma si trova a fare i conti con gli altri membri della famiglia, a cominciare da Elmira, moglie di Orgone, che respinge le sue avances e ne smaschera l’ipocrisia. «Abbiamo voluto esaltare il taglio satirico e di denuncia con cui l’autore descrive i protagonisti borghesi della commedia» – sottolinea il regista –. «Una continua rincorsa alle futili necessità, al mero possedimento di oggetti… allo scopo di apparire sempre e comunque di più di quello che si è e che si potrebbe».
Un inedito ritratto di Oscar Wilde – domenica 23 febbraio alle 20.30 – con “Divagazioni e Delizie” di John Gay, uno spettacolo diretto e interpretato da Daniele Pecci (sua anche la traduzione del testo), con i costumi di Alessandro Lai e le musiche originali di Patrizio Maria D’Artista, foto di scena di Tommaso Le Pera, regista assistente Raffaele Latagliata (produzione TSA / Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Shakespeare & Co e Teatro Maria Caniglia – distribuzione PigrecoDelta). Una pièce raffinata ispirata alla vita e alle opere del celebre poeta, scrittore e drammaturgo irlandese, che si racconta in un gioco di citazioni e rimandi dai suoi romanzi e racconti, commedie, saggi e lettere, senza dimenticare i folgoranti aforismi, nel corso di una ipotetica conferenza in cui l’artista, ormai esule e povero dopo i processi e la condanna, dà spettacolo di sé «presentandosi al pubblico parigino come il ‘mostro’, ‘lo scandalo vivente’». Una sottile vena di malinconia affiora nel monologo, altrimenti satirico e brillante, specialmente quando nel ripercorre la sua esistenza il protagonista, autore di pièces come “Il ventaglio di Lady Windermere”, “Una donna senza importanza”, “Un marito ideale” e “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, oltre alla splendida “Salomè”, «attinge a piene mani dal quel doloroso e terribile atto d’accusa che è il ‘De Profundis’», tra amarezza e rimpianto.
Un raffinato gioco di specchi – giovedì 6 marzo alle 20.30 – con “Le Serve” da Jean Genet, con adattamento e regia di Veronica Cruciani, con Eva Robin’s nel ruolo dell’imperiosa e enigmatica Madame accanto a Beatrice Vecchione (Claire) e Matilde Vigna (Solange), con scenografie di Paola Villani, costumi di Erika Carretta, drammaturgia sonora di John Cascone (co-produzione Nidodiragno / CMC – Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale – Teatro Stabile di Bolzano). La pièce ispirata a un tragico fatto di cronaca, che scosse l’opinione pubblica francese negli Anni Trenta, descrive il legame tra due sorelle, entrambe cameriere al servizio di Madame, che in assenza della padrona ne recitano la parte, a turno, e ne inscenano l’assassinio: in un ambiguo rapporto di amore e odio per colei che ammirano e invidiano per il suo charme, i suoi vestiti, i suoi profumi e i suoi gioielli, le serve, dopo averne denunciato l’amante alla polizia, temono di essere scoperte e punite, quindi vedono nella morte della signora la loro unica possibilità di salvezza. «La rivolta delle Serve contro la padrona non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale» – sottolinea la regista Veronica Cruciani – «un atto assurdo, il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà».
Ironia in scena – giovedì 13 marzo alle 20.30 – con “Campanilismi”, uno spettacolo di Elio Turno Arthemalle, da “Il povero Piero” di Achille Campanile, una commedia nera sulle regole e le convenzioni della società, con Alessio Arippa, Valentina Fadda, Gabriele Peirani, Valentino Pili, Chiara Porcu e Angelo Trofa e la partecipazione di Elio Turno Arthemalle (produzione Teatro Impossibile). La divertente pièce mette l’accento sull’ipocrisia e sulla futilità dei riti mondani che fanno da corollario all’improvvisa scomparsa del personaggio del titolo, tra la necessità di rispettare la volontà del defunto di non annunciarne la morte se non dopo il funerale e l’inevitabile diffondersi della notizia tra parenti, amici e conoscenti, mentre affiorano passioni e conflitti, in un colorato affresco di varia umanità. «E’ probabile che Campanile oggi non sia solo attuale, ma necessario» – sottolinea l’attore e regista Elio Turno Arthemalle –. «Tutto l’armamentario di convenzioni borghesi, ipocrisie, piccole carognate vili oggetto della sua irrisione, e che a considerarle solo qualche decennio fa sembravano consegnate alla preistoria del costume, per qualche misteriosa ragione e per impreviste vie, tornano a condizionare i nostri comportamenti».
Una struggente e poetica narrazione sulla tragedia della Shoah – sabato 22 marzo alle 20.30 – con “Kinder-Traum Seminar” (Seminario sui bambini in sogno), un pensiero-parola dedicato alla Memoria Collettiva dell’Olocausto firmato da Enzo Moscato, figura di spicco del teatro italiano del Novecento e impreziosito dalle immagini sceniche di Mimmo Paladino, nell’interpretazione di Cristina Donadio, Vincenza Modica e Giuseppe Affinito (produzione Compagnia Teatrale Enzo Moscato / Casa del Contemporaneo). Un’opera corale che affida alle voci di intellettuali e artisti come Janusz Korczak, Tadeusz Kantor, Etty Hillesum, Primo Levi e Elie Wiesel, Gitta Sereny, Tzvetan Todorov e Mary Berg, Bruno Bettelheim, Robert Antelme, Edith Stein, Paul Celan e Marina Cvetaeva la ricostruzione di una delle pagine più cupe della Storia del Novecento. Una rievocazione immaginifica, che trascende la nuda cronaca dei fatti, dall’avvento del nazismo alle persecuzioni e deportazioni contro gli ebrei e alcune minoranze etniche e contro gli oppositori del regime, fino all’orrore dei lager, per privilegiare una dimensione simbolica, per «rafforzarne maggiormente – e in modo non banalmente contingente ma in senso trans-temporale e trans-soggettivo – l’ineliminabile incidenza nella nostra vita quotidiana». Un’opera necessaria, lirica e struggente, per ritrovare l’innocenza e la purezza dello sguardo dell’infanzia. E per non dimenticare.
Una moderna riflessione sull’amore e sulla vita di coppia – venerdì 28 marzo alle 20.30 – con “Non si fa così” di Audrey Schebat (nota drammaturga e sceneggiatrice francese, già autrice de “La Perruche”) con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca (produzione Argot Produzioni, in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito). Un’apparente felicità, o serenità, spesso nasconde segrete inquietudini e nodi irrisolti: la relazione tra Francesca, pianista di fama mondiale e Giulio, affermato psicanalista giunge a un punto di svolta quando la musicista, tornata a casa in anticipo, si ritrova nel bel mezzo di un dramma ma riesce comunque a impedire che il compagno compia un gesto irreparabile, andandosene via per sempre «attaccato al lampadario della loro casa, sul tavolo della loro cucina». L’armonia della coppia si rivela un’illusione e Francesca e Giulio sono costretti a rimettersi in discussione e ragionare «sulle loro vite, sulle scelte e sulle non scelte, sull’inconciliabilità di alcuni pensieri e azioni» e inevitabilmente sul loro rapporto, su desideri e aspirazioni, successi e fallimenti, lavoro e routine. «Una sola notte per lasciarsi o amarsi di nuovo. Una sola notte per reinventare il proprio destino».
Un intrigante itinerario alla (ri)scoperta della storia del Jazz in Sardegna – giovedì 3 aprile alle 20.30 – con “Miele Amaro”, il progetto del pianista e compositore Guido Coraddu (da cui è tratto l’omonimo album), che ripropone in un’interessante e personalissima antologia i brani più significativi di artisti del calibro di Paolo Fresu e Antonello Salis e di altri protagonisti di spicco del panorama isolano come Marcello Melis e Marino De Rosas, fino a Paolo Angeli, Gavino Murgia e Zoe Pia. “Miele Amaro” – con un titolo ispirato all’opera di Salvatore Cambosu – rappresenta quindi un’interessante sintesi delle differenti traiettorie e delle cifre peculiari delle invenzioni e sperimentazioni sonore dei musicisti affascinati dalle Blue Notes, che hanno saputo creare una speciale alchimia tra le proprie radici e il linguaggio internazionale del Jazz. Sul palco Guido Coraddu reinterpreta sulla tastiera del pianoforte temi e variazioni tratti da quel ricco e multiforme patrimonio, rielaborando le partiture in «una trascrizione che ha cercato di mantenere un equilibrio tra la rilettura jazzistica – che si appropria dei brani e li personalizza trasformandone a volte armonie e forme – ed il riferimento alla concezione originale delle composizioni».
Focus sul rapporto con le nuove tecnologie e l’avvento dell’intelligenza artificiale – martedì 15 aprile alle 20.30 – con “K.I.nd of Human” dell’arcis_collective, con direzione artistica e coreografie di Roberta Pisu, nell’interpretazione di Fabio Calvisi, Vittoria Franchina, Elisabet Morera Nadal e Cristian Cucco e con la colonna sonora originale di Leonhard Kuhn eseguita dall’Arcis Saxophon Quartett, con disegno luci di Michael Heidinger, costumi di Bregje van Balen (assistente costumi Lucia Zettl – suono Diana Hütter), riprese di Florian Leuschner e Georg Stirnweiß, video di Alfonso Fernández Sánchez, foto di scena di Georg Stirnweiß (produzione arcis_collective). “K.I.nd of Human” mette l’accento sulla «fragilità umana» in un’epoca dominata dalla presenza sempre più invadente delle macchine, dove il mito del progresso e l’uso delle nuove tecnologie si diffondono in ogni aspetto della vita quotidiana. Il linguaggio della danza contemporanea, tra geometrie di corpi in movimento, si intreccia alla musica per esplorare le nuove frontiere della percezione e interrogarsi sul destino dell’umanità e sul significato profondo dell’esistenza, sull’unicità e irripetibilità di ciascun individuo, tra intuizioni e decisioni giuste o sbagliate, ragionate o impulsive, ma anche la capacità di cogliere e vivere istanti di pura bellezza come «il sorriso solo perché splende il sole» e il dono dell’empatia.