Mario Biondi voce anti autotune, ‘colpa del music business’

The voice contro autotune.

Mario Biondi, la ‘voce’ degli ultimi anni della musica italiana che si fa conoscere anche all’estero, una sua idea sull’utilizzo dello “strumento” in voga soprattuto tra i trapper italiani, ce l’ha. Il cantautore e arrangiatore catanese è in Sardegna per due concerti a Cagliari e a Mogoro, per Culturefestival, organizzato dall’associazione Sardinia Pro Arte.

Sollecitato dai giornalisti, Biondi ha espresso il suo punto di vita sulla questione autotune: “È un effetto che può essere utilizzato come un gioco, nato per sviluppare qualcosa di nuovo. Ma ho notato che viene usato come un computer. Come se un ingegnere non fosse molto pratico di disegno. E allora buttasse lì una bozza a matita per poi metterla in uno scanner per creare una bella copia. Questa è la sensazione che mi dà l’autotune. Mi dá l’idea di uno che non sa fare una cosa. E allora ecco che arriva un sistema basato sul computer che facilita il percorso rendendo dritte le linee storte. È una sensazione un po’ strana”.

L’artista è un fiume in piena. “Diciamo che il music business da qualche decennio si sta comportando in questo modo: per l’ambito discografico gestire un artista che si spende per la musica e che può risultare a volte anche capriccioso, forse era diventato difficile. Quindi ecco la scelta: prendiamo anche uno stonato, facciamolo cantare, riuscirà lo stesso. Ci stanno riuscendo, ci sono riusciti. È un po’ il paese dei balocchi. Adesso è il momento dell’autotune”.

A settembre dovrebbe uscire il nuovo disco di Biondi. E visto che è in Sardegna, anticipa che ci sarà qualche sorpresa anche in chiave sarda. “Qui c’è una tradizione musicale molto importante – sottolinea – Proprio a proposito di voce, da poco ho sentito una cantante sarda, Daniela Pes, che mi ha molto impressionato. Me l’ha fatta conoscere mia figlia che ha 23 anni e che è appassionata di musica: davvero molto interessante. Conosco bene la Sardegna, venivo spesso quando ero piccolo sin dagli anni Settanta con la mia famiglia anche per motivi di lavoro. Un territorio bellissimo, ma mi ricordo, era il ’75 o il ’76, alcune zone devastate dagli incendi: ho il ricordo di giornate caldissime e di posti eccezionali. Una terra che io adoro. Ho avuto modo di collaborare a più riprese con Paolo Fresu e Luca Mannutza. Nel disco in uscita in autunno qualche sorpresina ci sarà”. Nessun particolare in più, per ora. Ma sarà un disco di swing e jazz cantato.

Ispirazione musicale anche dlla famiglia. “È la missione più importante, si cerca di essere d’esempio – chiarisce il cantautore – bisogna avere con ì propri figli un contatto il più onesto possibile. Più che le parole serve la pratica: dimostrare nei fatti il valore di certi principi. Se dici non fumare con la sigaretta in mano, l’insegnamento svanisce nel nulla”, racconta Stefano Ambu per l’Ansa.

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