Il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk) registra ancora una crescita a doppia cifra.
A giugno – secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei – le immatricolazioni sono state 1.265.678, il 18,7% in più dello stesso mese del 2022.
Il primo semestre del 2023 chiude con 6.588.937, con un incremento del 17,6% sullo stesso periodo dell’anno scorso. In Ue le immatricolazioni di auto elettriche a giugno sono state 158,252, il 66,2% in più dello stesso mese del 2022, pari a una quota di mercato del 15,1% a fronte del 10,7%. La maggior parte dei mercati europei registra una crescita con percentuale doppia cifra delle vendite di auto elettriche, come i Paesi Bassi (+90.1%), la Germania (+64.4%) e la Francia (+52%). Tra gennaio e giugno le immatricolazioni di elettriche sono state 703.856, il 53,8% in più dello stesso periodo del 2022. Le consegne di auto ibride a giugno sono state 254.100, in crescita del 32.4% sullo stesso mese dell’anno scorso. I mercati che hanno registrato un incremento maggiore sono la Germania (+59.1%), l’Italia (+29.9%), la Francia (+27.9%) e la Spagna (+22.7%). Nel semestre per le ibride la crescita complessiva è del 27,9% a 1,4 milioni di unità con una quota di mercato del 25%.
A giugno le auto elettriche, con una quota di vendite in Europa che è salita dal 10,7% al 15,1%, hanno superato per la prima volta il diesel. Lo sottolinea l’Acea, l’associazione dei costruttori europei. Le auto ibride rimangono al secondo posto nelle scelte di chi acquista una nuova auto con il 24,3% del mercato. La quota maggiore rimane comunque quella delle auto a benzina con il 36,3%.
Stellantis ha immatricolato a giugno nell’Ue, Paesi Efta e Regno Unito 210.495 auto, il 2,5% in meno dello stesso mese del 2022, con la quota di mercato che scende dal 20,2% al 16,6%. Nel primo semestre dell’anno il gruppo ha venduto 1.145.815 vetture, in crescita del 5,3% sull’analogo periodo dell’anno scorso. La quota è pari al 17,4% a fronte del 19,4%.
Il mercato europeo dell’auto, nonostante l’undicesima crescita consecutiva, resta “su livelli molto lontani da quelli che hanno preceduto la crisi innescata dalla pandemia”. Nel semestre rispetto allo stesso periodo del 2019 il calo è del 21,8%, nonostante l’economia dell’area abbia recuperato la forte caduta generata dalla pandemia. Lo sottolinea il Centro Studi Promotor. In Germania il Pil ha superato dello 0,63% il livello del 2019 – spiega il Csp – ma le immatricolazioni sono in calo del 26,5% sul 2019; nel Regno Unito a fronte di un modestissimo calo del Pil (-0,35%) sono diminuite del 30,2%; in Francia il Pil è cresciuto dell’1,03% e le immatricolazioni sono in calo del 27,3%; in Italia il Pil è cresciuto dello 0,96% e la flessione è del 31,3%; in Spagna il Pil è calato dell’1,33%, le immatricolazioni del 35,4%. La correlazione positiva tra andamento dell’economia e delle vendite di auto nell’Europa Occidentale sembra non esistere più. “Le ragioni – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – sono solo in piccola parte attribuibili alla crisi negli approvvigionamenti di semiconduttori. Il problema riguarda la domanda ed è legato alle modalità della transizione energetica. I concessionari segnalano che la ripresa iniziata nell’agosto 2022 è sostenuta dagli ordini accumulatisi per le difficoltà di fornitura delle case, ma l’afflusso di nuovi ordini langue. Gli automobilisti che hanno necessità di cambiare l’auto (milioni nell’area) non sono intenzionati o non hanno la possibilità economica di acquistare un’auto elettrica, se pensano di acquistare un’ibrida o a benzina o diesel si chiedono quanto varrà quando dovranno sostituirla perché il procedere della transizione all’elettrico comporta una accelerata perdita di valore delle auto in circolazione. L’Unione Europea non può limitarsi a emanare diktat, ma deve farsi carico dei problemi economici che la transizione comporterà per la stragrande maggioranza degli automobilisti”.
Il mercato italiano dell’Auto resta ancora all’ultimo posto nella diffusione di auto “con la spina” (Ecv), anche se la quota continua lentamente a salire e tocca il 9,8%, con le elettriche (Bev) al 4,4% e le ibride (Phev) al 5,4%. Lo spiega l’Unrae, che mette in evidenza il divario con gli altri Paesi: in Germania le Bev sono al 18,9% e le Phev al 5,7% (in calo da gennaio dopo l’esclusione dagli incentivi), in Francia Bev a 17,5% e Phev a 9,4%, nel Regno Unito Bev a 17,9% e Phev a 7,2%, in Spagna Bev 5,4% e Phev a 6,4%. L’Unrae esprime apprezzamento “per l’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, della proposta di regolamento Afir per la realizzazione di infrastrutture per i combustibili alternativi, ora al vaglio del Consiglio europeo. L’Italia dovrà assicurare l’installazione, su autostrade e strade nazionali, di gruppi di stazioni di ricarica elettrica rapida almeno ogni 60 km in ciascuna direzione di marcia, e stazioni di rifornimento di idrogeno a una distanza massima di 200 km tra loro. “Si tratta finalmente di obiettivi cogenti e congrui con le potenzialità e le necessità del nostro Paese”, afferma il direttore generale Andrea Cardinali. “Rimane, invece, la preoccupazione per il bando Mase sulle infrastrutture di ricarica extraurbane che, a differenza di quello per i centri urbani, è andato quasi deserto, con soli 6 progetti presentati e nessuno ammissibile”. L’Unrae ribadisce “la necessità e l’urgenza” di misure quali: la revisione dell’impianto fiscale per le auto aziendali in uso promiscuo in base alle emissioni di CO2; la riformulazione degli incentivi all’acquisto di auto a basse emissioni; una efficace pianificazione per la riconversione della filiera automotive italiana. “E’ auspicabile un confronto autentico, e non a posteriori, con tutti gli attori della filiera, in sede di Tavolo Automotive, la cui convocazione lungamente attesa non sembra ancora nemmeno alle porte”, sottolinea Cardinali.
“A giugno il mercato auto europeo realizza un nuovo rialzo a doppia cifra (+18,7%), ancora una volta beneficiando del confronto con il forte ribasso di giugno 2022 (-16,8%), che risentiva delle difficoltà di reperimento di alcune materie prime e componenti”. Lo sottolinea Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia. “Le immatricolazioni complessive da inizio 2023 – spiega – sono ancora distanti dai volumi del primo semestre 2019, essendo inferiori del 21,8%. A eccezione del calo dell’Ungheria (-1,4%), nel mese registrano una variazione positiva tutti i mercati europei, compresi i cinque major market (incluso Uk): +25,8% il Regno Unito, +24,8% la Germania, +13,3% la Spagna, +11,5% la Francia e +9,1% l’Italia. Il primo semestre del 2023 chiude a +17,6%, superando i 6,5 milioni di immatricolazioni, sebbene i volumi complessivi raggiunti restino ancora lontani da quelli prepandemici (nel 2019 il primo semestre aveva chiuso sopra gli 8,4 milioni di unità)”.