Circa cinquemila attivisti della Rete dei Santuari degli animali liberi, sabato pomeriggio hanno dato vita a Milano a una manifestazione per ricordare l’uccisione di nove maiali ad opera dei veterinari dell’Azienda per la tutela della salute (ATS) dopo che, con l’aiuto di agenti in tenuta antisommossa erano entrati nel santuario in provincia di Pavia “Cuori Liberi”, colpito da un focolaio di peste suina.
“Erano nove maiali da compagnia e non avevano contratto la malattia ma stavano bene e avevano il diritto di continuare a vivere”, spiega Sara D’Angelo della Rete dei santuari degli animali liberi, che ha organizzato la protesta. Il corteo, partito da via Melchiorre Gioia sotto il Palazzo Lombardia, si è snodato per il centro di Milano. “Dalla Regione non abbiamo ottenuto nient’altro che un muro contro muro”, ha proseguito l’attivista: “Oggi siamo qui in tanti per far arrivare un messaggio forte e chiaro alle istituzioni affinché ciò che è accaduto non succeda più”.
I manifestanti hanno avviato una petizione per chiedere che i rifugi che ospitano animali al di fuori di logiche di sfruttamento, vengano applicati protocolli diversi in caso di emergenza sanitaria, poiché sono riconosciuti da un decreto legislativo, come rifugi permanenti e non allevamenti.