Un’informativa urgente del ministro Piantedosi “sulla situazione dei CPR e in particolare su quello di Macomer, dove nella notte tra domenica e lunedì è scoppiato un incendio, pare di natura dolosa, su cui stanno indagando le forze dell’ordine, che ha reso in parte inagibile la struttura. I migranti potranno essere trasferiti altrove? Tutti i cpr sono strapieni perché questo sistema schifoso non funziona. Non sarà il caso di strutturare un sistema più rispettoso dei diritti delle persone?”
A chiederlo Francesca Ghirra (Avs), intervenendo in Aula a Montecitorio, ed evidenziando “l’incuria” in cui verte la struttura e le condizioni di “malessere e tensione” che caratterizzano la permanenza delle persone che lì si trovano.
“I CPR sono lager in cui vengono violati i diritti fondamentali delle persone, luoghi di degrado, sofferenza e abbandono che non servono ad affrontare i fenomeni migratori e devono essere chiusi” – continua Ghirra – “Aver prolungato la permanenza al loro interno fino a 18 mesi è una scelta folle e disumana, così come pensare di realizzare nuove strutture o ampliare quelle esistenti: è fondamentale che quest’aula e il Paese siano messi a conoscenza di come i migranti vengono trattati da questo Governo e che si cambi definitivamente rotta”, denuncia nel suo intervento in Aula Ghirra, la quale ha visitato sabato scorso il centro di Macomer insieme a un medico e un operatore legale della rete Mai più lager-No ai Cpr e della Associazione Naga-Milano.
“La struttura è del tutto inadeguata a ospitare gli stranieri in attesa di un ipotetico rimpatrio, visto che presenta gravi caratteristiche di obsolescenza e incuria: articolata in 3 blocchi che possono ospitare sino a 50 persone che alloggiano in celle (aperte) da due o quattro posti, senza spazi comuni adeguati. L’assenza di attività e di qualunque altro materiale (cellulari, computer, libri, quaderni o persino penne), rende la permanenza insopportabile e causa malessere e tensione. Alcune delle persone migranti incontrate durante il sopralluogo presentavano seri problemi di salute del tutto incompatibili con la permanenza nella struttura, sia di tipo fisico che psichiatrico, ma al momento, nonostante l’autorizzazione dei pazienti, non è stato possibile consultare le cartelle mediche” prosegue Ghirra “Così come non è stato possibile prendere visione del piano antincendio e del registro degli eventi critici. Abbiamo inoltre verificato che, negli anni, la struttura ha ospitato un cittadino rumeno e un lettone e che, attualmente, ospita un cittadino statunitense. Cosa ci fa lì? Così come è incomprensibile la permanenza di un cittadino somalo titolare dello status di rifugiato politico, e, quindi, regolarmente presente sul territorio a prescindere dall’avere con sé un documento scaduto. Sembra infine che i trattenuti non abbiano adeguato supporto legale e praticamente tutti sarebbero seguiti dallo stesso avvocato attraverso il gratuito patrocinio”, conclude Ghirra.