Sono Arianna Atzeni, sorella di Alessandro, un uomo che sta vivendo un calvario senza fine, reso ancora più drammatico dall’indifferenza e dalle inefficienze delle istituzioni. Alessandro è un malato psichiatrico con doppia diagnosi e, a causa della sua condizione, era stato dichiarato persona socialmente pericolosa e ristretto nella colonia penale di Isili.
A luglio è stato vittima di una brutale aggressione proprio all’interno del carcere, che lo ha ridotto in coma e costretto a un intervento neurochirurgico per salvargli la vita. Da quell’episodio Alessandro è uscito con un’emiparesi alla parte destra del corpo e un forte stato depressivo, aggravato da un contesto che non tutela minimamente la sua salute fisica e mentale.
Un abbandono dei più fragili. Dopo essere stato trasferito d’urgenza presso l’ospedale di Nuoro, i medici hanno indicato chiaramente la necessità di un percorso di riabilitazione in una struttura specializzata.
Alessandro, infatti, ha bisogno di cure neurologiche e fisioterapiche specifiche, oltre al sostegno psicologico indispensabile per una persona con doppia diagnosi.
Dopo numerose istanze e solleciti del Legale della famiglia Armida Decina del foro di Roma, il magistrato in data di ieri 23/12/2024 ha emesso un provvedimento che autorizza il trasferimento nelle strutture indicate dai medici, l’area sanitaria del carcere di Uta dove Alessandro è stato trasferito dopo l’aggressione non si è attivata per trasmettere la documentazione necessaria. Un ritardo inaccettabile
Alessandro si trova ancora in carcere, intrappolato in un luogo assolutamente inadeguato per le sue condizioni. Ogni giorno che passa senza le cure necessarie rappresenta un danno irreparabile per il suo recupero. L’emiparesi e lo stato depressivo richiedono un intervento immediato, ma a causa della lentezza burocratica e dell’indifferenza delle istituzioni, Alessandro continua a soffrire in una situazione che definire disumana è poco.
Oltre al danno, la beffa Come amministratrice di sostegno di Alessandro, mi sono battuta in ogni modo per tutelarlo. Ora, nonostante un provvedimento che dispone chiaramente il suo trasferimento, l’inerzia dell’area sanitaria del carcere blocca ogni possibilità di recupero.
Alessandro, già vittima di una violenza inaudita, è oggi vittima di una struttura che calpesta i suoi diritti.
Un appello per la dignità e la giustizia. Non posso accettare che mio fratello venga trattato così. Alessandro è un essere umano, un malato che merita cure adeguate e dignità. La sua condizione psichiatrica e fisica richiede interventi immediati, non può essere lasciato a marcire in un carcere senza assistenza.
Certe vergogne sembrano esistere solo in Italia. Questa storia non è solo la storia di Alessandro, ma di tutti coloro che, come lui, vengono abbandonati da istituzioni che dovrebbero proteggerli.
Mi rivolgo alle autorità e a chiunque abbia il potere di agire: fate qualcosa. Ogni giorno che passa senza cure è un giorno perso per Alessandro e un segno indelebile di una società che lascia indietro i più fragili. Mio fratello ha bisogno di cure riabilitative immediate, di rispetto e di giustizia. Non lasciate che questa vicenda finisca nel silenzio e nell’indifferenza.
di Arianna Atzeni