Si è conclusa con alcune raccomandazioni e con qualche constatazione la missione a Roma del Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, in Italia il 16 e 17 maggio 2024 per fare il punto sulle decine di alert segnalati nei primi mesi dell’anno dalla Mappa sulla libertà di stampa dello European centre for Press and Media.
Tre i temi al centro della visita, come ha ricordato Renate Schroeder, direttrice della Federazione europea dei giornalisti: la situazione della governance Rai, anche alla luce dell’approvazione del Media freedom Act; la possibile vendita di Agi ad un parlamentare di maggioranza, «che sarebbe in contrasto con l’articolo 6 della nuova legge europea relativo al conflitto di interesse» e la legge sulla diffamazione, «che va riformata in linea con la direttiva anti-Slapp, togliendo la previsione del carcere per i giornalisti e contrastando le azioni legali vessatorie».
Il gruppo, spiegano i ricercatori, «aveva chiesto di essere ricevuto dal ministro della Giustizia e/o dal viceministro Sisto, dalla presidente della commissione Giustizia del Senato Bongiorno e da tutti i capigruppo della stessa commissione. E lo abbiamo chiesto anche al sottosegretario all’Editoria Barachini e a diversi parlamentari che hanno preso parte ai dibattiti sul Media freedom act». Senza successo.
Il gruppo ha invece incontrato il presidente e i commissari di Agcom, anche se l’incontro sulla par condicio elettorale è stato «molto deludente» per David Diaz-Jogeix. «Abbiamo parlato con la presidente della Vigilanza Floridia, con Ilaria Cucchi, vicepresidente della commissione Giustizia con la quale abbiamo discusso del Ddl Balboni sulla diffamazione. E poi Grippo di Azione, il rappresentante per i media al Consiglio d’Europa Mazzella e, infine, i rappresentanti dell’Usigrai».
«Siamo dispiaciuti perché non abbiamo incontrato nessuno dei rappresentanti del governo», ha ammesso Sielke Kelner del team del Media Freedom Rapid Response. Alla conferenza stampa di chiusura della missione, venerdì 17 maggio, nella sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, rappresentato dal vicepresidente Angelo Baiguini con la segretaria Paola Spadari e il componente del Comitato esecutivo Gianluca Amadori, erano presenti anche i vertici della Fnsi.
«In questi giorni – ha rilevato la segretaria generale Alessandra Costante – stiamo leggendo quello che è successo in Liguria, ma immaginate come sarebbero i giornali oggi» con il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari quando il «famoso emendamento Costa, poi diventato norma, sarà recepito nel codice di procedura penale e vieterà di usare come fonte le ordinanze di custodia cautelare. So che in altre parti d’Europa esistono norme di questo tipo, ma io penso che l’Italia meriti un approccio all’informazione differente: non si può avere paura dell’informazione e l’informazione non può essere criminalizzata».
Anche la vicenda dell’Agi, una spia dell’«irrisolta questione del conflitto di interesse», ci dice quello che sta accadendo alla libertà di stampa quando si vuole «riscrivere la narrazione del Paese» magari aspettando giusto il tempo che si «chiudano le elezioni europee». Ma «i giornalisti italiani non possono tacere e la Fnsi è al fianco dei colleghi, tutti, quelli della Rai, quelli dell’Agi, quelli della Dire e a quelli di Domani» ha evidenziato Costante, sottolineando il ruolo del sindacato quando non è «un sindacato di comodo…».
Sulle leggi bavaglio, «quelle in discussione e quelle approvate», sull’Agi, sulle limitazioni al diritto di cronaca e sul carcere per i cronisti, «con la recente pronuncia di condanna per Pasquale Napolitano», si è soffermato anche il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, che ha poi approfondito le questioni della Rai, «su cui pende il ricorso presentato al Tar – ha ricordato – per tentare di bloccare la procedura di rinnovo del Cda, e speriamo che il pronunciamento arrivi in tempo».
Contro tutti questi rischi che incombono sulla libertà di stampa, «i giornalisti sono compatti, i colleghi scendono in piazza, la categoria si mobilita e l’Ordine e la Fnsi si muovono insieme. Molte testate – ha aggiunto Di Trapani – stanno esprimendo solidarietà ai colleghi della Rai perché hanno capito che il caso Rai è emblematico e riguarda tutti. Gli attacchi del governo ci hanno aiutato a ricostruire uno spirito di comunità all’insegna della rivendicazione del diritto di critica per la difesa del diritto di espressione e in generale per tutti i diritti costituzionali». E «in questo spirito di lotta – ha concluso il presidente Fnsi – si inserisce anche la decisione assunta dalla Federazione della Stampa di aderire ai referendum sul lavoro promossi dalla Cgil».