Fanno discutere nel regime sionista le durissime parole del generale a riposo Amiram Levin, ex numero due dei servizi del Mossad, che ha paragonato il controllo israeliano in Cisgiordania all’apartheid sudafricano e alle politiche contro gli ebrei nella Germania nazista.
Intervistato dall’emittente Kan, dopo aver parlato ieri sera alla folla che manifestava contro la riforma giudiziaria, Levin ha dichiarato che un gruppo “di criminali messianici” sta approfittando della debolezza del primo ministro Benyamin Netanyahu. “Non sono arrabbiato con i palestinesi. Sono arrabbiato con noi. Ci stiamo uccidendo dall’interno. Bibi ha fallito. Ha piazzato criminali e renitenti alla leva in posizioni chiave, persone che in un paese civile sarebbero dietro le sbarre”, ha detto l’ex generale, citando il premier con il suo soprannome e riferendosi al ministro della Sicurezza Nazionale, l’esponente di estrema destra Itamar Ben Gvir. “Un gruppo messianico, criminale” sta approfittando della debolezza di Netanyahu, “gente che non capisce cosa sia la democrazia. Vengono dalla Cisgiordania.
Per 57 anni lì non c’è stata nessuna democrazia. C’è un assoluto apartheid”, ha detto Levin, affermando che l’esercito è costretto a stare a guardare le azioni di “coloni violenti” diventando complice di “crimini di guerra”. “Andate a Hebron e vedrete strade dove i palestinesi non possono camminare, proprio come accadeva in Germania”, ha detto il generale a riposo, che nella sua lunga carriera ha anche guidato l’unità di elite Sayeret Matkal e il Comando settentrionale dell’Idf.