“Io intellettuale di destra? Né destra né sinistra. Le persone che dicono e fanno cose sensate hanno la mia approvazione.
Al contrario quelle che dicono cose astruse o peggio per specularci assolutamente no.
Non importa il colore politico. Se si prende una persona intelligente, dirà cose intelligenti qualsiasi sia il suo partito d’appartenenza. Se lei prende un mediocre rimarrà tale.
È la persona che esprime, non il partito”. Giulio Rapetti Mogol coglie l’occasione per ribattere definitivamente a chi lo accosta alla destra o lo ritiene un artista “schierato” rispondendo a una domanda dell’ANSA al Giffoni Film Fest. È amico sia di Massimo D’Alema che di Maurizio Gasparri e di molti altri politici e non, di vari schieramenti, ricorda il maestro, che qualche mese fa è stato nominato “consigliere” del ministro Gennaro Sangiuliano e non ha nascosto la sua ammirazione per la premier Giorgia Meloni.
A Giffoni Mogol si toglie dalle scarpe anche il sassetto Sanremo. Sull’ipotesi di un suo coinvolgimento per il festival risponde telegrafico: “Secondo me la cosa più importante di Sanremo dovrebbe essere la competenza, cioè uno che sa valutare le canzoni. È un consiglio”. Di tutt’altro tenore e molto tenero l’incontro con i giffoner che lo accolgono tra canzoni e standing ovation e lo premiano assieme ad Alfonsina Novellino, presidente dell’Associazione Aurea. A loro parla a cuore aperto di spiritualità, musica e vita. “La vita – dice ai ragazzi – deve avere un obiettivo, quello di aiutare gli altri. Non bisogna sopraffare o approfittare di chi ha bisogno, sarebbe miserabile. Noi dobbiamo conquistarci l’autostima. Possiamo essere miserabili o nobili, dipende solo da noi, siamo noi a decidere chi essere”. E parla anche di Mango, la cui la figlia Angelina, che ha seguito la carriera del padre, è stata protagonista di un applauditissimo concerto nella prima giornata a Giffoni. “Mango – dice Mogol, scatenando l’applauso dei ragazzi – è un artista a livello mondiale. Se voi sentite le sue canzoni vi accorgete che è unico. Solo che stava sempre a Lagonegro con la sua famiglia e nessuno lo ha mai contattato”. Mogol racconta poi agli attentissimi ragazzi l’incredibile storia della canzone L’arcobaleno, scritta in un quarto d’ora (“come se qualcuno me la dettasse e non la scrivessi io”). “Nel ’98, dopo la scomparsa di Lucio, una medium – dice – telefonò alla mia segretaria Daniela dicendo di aver avuto un ‘incontro’ con Battisti. Lui l’aveva pregata di contattarmi perché scrivessi le parole di una sua canzone, dedicata a me, riguardante l’arcobaleno. Rifiutai e chiesi di non chiamarmi più. Ma una settimana dopo mi telefonò Giulio Caporaso raccontandomi di aver sognato Battisti che gli aveva parlato di un pezzo sull’arcobaleno. A quel punto – spiega ancora Mogol – rimasi turbato e ne parlai con Adriano Celentano e Claudia Mori.
Con noi c’era Gianni Bella, che tirò fuori un’audiocassetta dicendo di avere una melodia pronta. Era perfetta”. Mogol era indeciso sul verso ‘L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore può darsi un giorno ti riesca a toccare’ che gli sembrava inverosimile. Ma pochi giorni dopo in auto vide “un enorme arcobaleno che finiva praticamente sul cofano della macchina”. E quindi “chiamai Adriano dicendogli: ‘Cantala così, può succedere'”. Tornando a Mango, Mogol aggiunge: “Vi devo raccontare un’altra cosa. Nel pomeriggio del giorno in cui morì feci un viaggio. C’era il sole, ma vidi gli arcobaleni comunque. La sera seppi che era morto”.