La più grande minaccia per la sicurezza di un’azienda o un’organizzazione, amava dire Kevin Mitnick, non è un virus informatico o una falla nel software: “L’anello debole sono le persone”.
Mitnick, ex hacker che è stato per un periodo tra le persone più ricercate negli Stati Uniti, è morto domenica. La notizia è stata confermata da una portavoce di una società di formazione sulla sicurezza informatica da lui co-fondata al New York Times. Aveva 59 anni e era malato di cancro al pancreas.
Come ha raccontato nel suo libro di memorie, “Ghost in the Wires”, iI “Condor” era cresciuto a Los Angeles, figlio unico di genitori divorziati. Un ‘loner’ che amava i trucchi e la magia e che, a 12 anni, aveva già escogitato il modo di viaggiare gratis sugli autobus riutilizzandole schede perforate e i biglietti gettati nell’immondizia.
Poi venne la passione per i telefoni, il giovane Mitnick si divertiva a studiare il funzionamento dei circuiti delle compagnie telefoniche per capire come sfruttarli. Con la rapida evoluzione delle reti informatiche il passo da ‘phone phreak’ a hacker fu naturale e immediatamente arrivarono i primi problemi con la legge e l’inizio della sua sfida alle autorità americane.
Uscito una prima volta dal carcere, l’FBI si mise di nuovo sulle sue tracce per aver infranto i termini della libertà vigilata che cercava di limitare il suo accesso a computer e rete. Sono i primi anni Novanta e nasce allora la sua fama di ‘re degli hacker’ per aver manomesso reti informatiche aziendali, sottratto migliaia file di dati, compresi segreti industriali e numeri di carte di credito che ha sempre affermato di non aver mai utilizzato.
Nelle sue memorie, Mitnick ha contestato l’accusa di aver violato i sistemi informatici del governo e ha sempre dichiarato di essere stato mosso dalla curiosità piuttosto che dalla prospettiva di guadagno economico e di non aver mai tratto profitto dalle sue imprese: “Chiunque ami giocare a scacchi sa che è sufficiente sconfiggere l’avversario. Non è necessario saccheggiare il suo regno o impadronirsi dei suoi beni perché ne valga la pena”.
Fu arrestato nel febbraio del 1995 grazie all’aiuto di un altro specialista di sicurezza informatica, il giapponese Tsutomu Shimomura, di cui era riuscito ad ‘hackerare’ il computer. Incriminato per uso illegale della rete telefonica e frode informatica, Mitnick si dichiarò colpevole e fu condannato a cinque anni di carcere. Contro la sentenza si levò la protesta di un movimento mondiale con lo slogan “Free Kevin”.
Uscito dal carcere nel 2000 Mitnick ha iniziato una nuova carriera come ‘white hat’, come vengono definiti gli esperti di programmazione e di sistemi informatici che testano la sicurezza per conto di aziende e istituzioni, scrittore e conferenziere.
Alla sua vita è ispirato il film “Takedown” diretto da Joe Chappelle nel 2000, il suo ruolo era interpretato dall’attore Skeet Ulrich.