Muti apre la stagione della Carnegie Hall a New York

Con un omaggio finale a Kiev, Riccardo Muti ha aperto con la Chicago Symphony Orchestra la stagione della Carnegie Hall, complice Modest Mussorgsky e l’ultimo “Quadro da una Esposizione” ispirato da una porta monumentale progettata dall’amico architetto Victor Hartmann nella capitale dell’Ucraina: il brano che chiude la celebre Suite orchestrata poi da Maurice Ravel è stato interpretato dall’orchestra con una veemenza collettiva in un implicito atto di solidarietà con il paese invaso dalla Russia.

Ad accompagnare ieri sul palco il leggendario direttore d’orchestra italiano, che la scorsa estate la Chicago Symphony ha nominato direttore emerito a vita, c’era anche il solista greco Leonidas Kavakos in una performance del difficile concerto in Re maggiore per violino di Tchaikovsky che ebbe la sua prima proprio alla Carnegie Hall nel 1891.

Il concerto è stato il primo di due. Stasera Muti torna a dirigere la Cso in un programma tricolore che include la Sinfonia n.4 ‘Italiana” di Felix Mendelssohn, seguita da Aus Italien di Richard Strauss e la prima newyorchese di un brano di Philip Glass, Il Trionfo dell’Ottagono, ispirato alla fortezza di Federico II a Castel del Monte. Il pezzo, commissionato dall’orchestra e il cui titolo è stato ispirato dallo stesso Muti, ha debuttato nelle due performance della Cso a Chicago che alla fin di settembre hanno aperto la nuova stagione. Coi concerti di oggi è la terza volta che Muti apre la stagione di Carnegie Hall con la Cso. All’inizio dell’estate, dopo 13 anni di applausi, l’italiano aveva chiuso il contratto con l’orchestra di Chicago diventandone di fatto il direttore ombra dal momento che non è stato trovato un successore. In gennaio dunque Muti condurrà l’orchestra in tournée in 11 città europee e Il Trionfo dell’Ottagono sarà nel repertorio. L’uscita “al rallentatore” di Muti da Chicago fa da pendant al “lungo corteggiamento” che aveva preceduto nel 2010 la sua assunzione, aveva detto in giugno al New York Times Helen Zell, ex presidente del board la cui famiglia nel 2014 contribuì per 17 milioni di dollari al bilancio dell’orchestra. Pur essendo europeo fino al midollo con quasi due decenni alla Scala e altri al Maggio Musicale Fiorentino, Londra, Berlino e Vienna, secondo il Times Muti ha avuto forse i suoi maggiori successi con due orchestre americane: prima di Chicago, ci fu Filadelfia per 12 anni fino al 1992, lasciata la quale il maestro fu corteggiato senza successo e a più riprese dalla New York Philarmonic. Fu poi Chicago ad accaparrarsi la prestigiosa bacchetta dopo che nel 2004 Daniel Barenboim annunciò che avrebbe lasciato il podio. Osservando Muti all’opera a Parigi all’inizio di quell’anno, l’allora presidente Deborah Rutter disse a un collega: “Se ci riusciamo, sarà lui il successore”.

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