Il discorso di Nasrallah descrive un quadro completo e pieno di speranza sulla situazione in Palestina, infatti nel suo intervento si evidenzia la debolezza di Israele: Nasrallah ha sottolineato la fragilità di Israele, resa palese dall’impreparazione di fronte all’attacco di Hamas, dalla pronta solidarietà occidentale e dall’intervento degli Stati Uniti.
Nel discorso Nasrallah ha respinto l’immagine di una Resistenza debole, citando le vittorie in Afghanistan, Iraq, Siria e Libano come prova della sua forza.
Il leader di Hezbollah ha respinto le critiche riguardo all’assenza di intervento diretto, sottolineando che Hezbollah è stata presente fin dal secondo giorno dell’escalation ed ha avvertito che ciò che accadrà dipenderà dalle azioni intraprese contro il Libano e ha sottolineato che qualsiasi mossa o attacco diretto a Hezbollah in Libano sarebbe imprudente.
Nasrallah ha asserito che l’America è il mandante e il facilitatore della guerra a Gaza.
“La nostra battaglia è pienamente legittima, dal punto di vista legale e religioso, contro l’occupante sionista”… “Il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio, a dare tutto”, ha aggiunto. Quanto alle vittime di Gaza, “sono tutti martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti”
“La sofferenza del popolo palestinese in questi decenni è stata grande, soprattutto ora che” in Israele “c’è un governo di destra che sta violando i diritti umani”, prosegue il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel discorso pronunciato in occasione della “Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme”, mentre migliaia di persone ascoltano il discorso trasmesso da un maxi schermo in piazza a Beirut.
Per il leader degli Hezbollah prima del 7 ottobre “sul fronte palestinese vi erano quattro questioni urgenti. Le migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; la questione della moschea di al Aqsa a Gerusalemme; l’assedio di Gaza per quasi vent’anni; i pericoli che incombono sulla Cisgiordania, compresi gli insediamenti israeliani, le uccisioni e gli arresti quotidiani.
Tutti questi problemi erano pressanti per i palestinesi e la loro resistenza prima del 7 ottobre”. L’operazione “sacra e grande” del 7 ottobre, ha proseguito, è stata frutto di “una decisione presa al 100% dai palestinesi. La decisione non è stata condivisa con altre fazioni della resistenza islamica. Loro hanno deciso ed eseguito”. L’operazione del 7 ottobre “ha mostrato come non è mai accaduto prima tutta la debolezza e la fragilità di Israele… Israele è una entità che sta tremando. Quando vediamo i generali americani correre in Israele e aprire i depositi di armi statunitensi per l’esercito israeliano, e vediamo Israele chiedere, dal primo giorno, 10 miliardi di dollari… questo sarebbe un paese in grado di stare in piedi da solo? I governanti israeliani non imparano dalle lezioni del passato, fissano sempre degli alti obiettivi nelle loro guerre, non hanno imparato dalle varie guerre su Gaza, non hanno imparato dalla guerra del Libano del 2006… dichiarano obiettivi che poi non riescono a raggiungere”, ha detto Nasrallah, invocando inoltre l’apertura di corridoi umanitari.