Negli scatti di Giovanni Coda i dimenticati di Satkhira

Una selezione di 50 scatti inediti realizzati dal regista Giovanni Coda nel distretto di Satkhira durante il viaggio umanitario organizzato da Farmacisti nel Mondo nell’aprile del 2024.

Inaugurata a Quartu Sant’Elena la mostra solidale itinerante “The Bangladesh Benefit Exhibition”.

Allestita negli spazi dell’ex Convento dei Cappuccini potrà essere visitata fino al 3 maggio. Il progetto di Farmacisti nel Mondo è curato dall’associazione Labor in collaborazione con The Social Gallery nell’ambito del 30/o V-Art Festival Internazionale Immagine d’Autore. Un progetto itinerante per promuovere la raccolta fondi per iniziative solidali e creare una connessione con le comunità di riferimento attraverso la promozione di eventi culturali, ludici e formativi.

“Il mio sguardo è sempre rivolto ai margini, di genere, sociali, culturali, dove si nascondono le storie più vere, più urgenti – sottolinea Coda, fotografo e regista, fra gli altri, di Il Rosa nudo e La Sposa nel vento – raccontare queste realtà è un modo per restituire voce, dignità e visibilità a chi troppo spesso viene lasciato fuori dallo sguardo del mondo. Con gli amici di Farmacisti nel Mondo, Rosario Longobardi, Patrizia Pulcini e Fabrizio Daddi ho documentato, attraverso la fotografia e il video, una missione umanitaria che ci ha condotto al cuore di una realtà tanto dura quanto invisibile: quella dei fuori casta, esclusi da tutto, persino dalla possibilità di sperare. Le immagini che ho scattato, i volti che ho filmato non sono soltanto testimonianze, sono semi che possono far nascere nuovi percorsi di solidarietà, nuovi spazi di possibilità. Sono linfa viva per progetti che restituiscono visibilità, dignità e futuro ai dimenticati di Satkhira. Ho ascoltato storie di dolore, ma anche di rinascita. Ho imparato che, persino tra le macerie dell’abbandono, può germogliare la fiducia nel futuro. Soprattutto ai bambini. A una nuova generazione di uomini. E, ancora di più, di donne. Perché in Bangladesh, essere donna significa troppo spesso non avere diritti”.

Exit mobile version