Il Tar dà ragione al Comune sul regolamento che vieta di incatenare le biciclette a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo e i ciclisti, che avevano presentato ricorso, dopo la sconfitta in primo grado tornano alla carica.
La Fiab, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, annuncia che andrà avanti nella battaglia con l’impugnazione della sentenza del Tar al Consiglio di Stato.
“Alla base dell’impugnazione – spiga la Fiab – vi è la carenza di rastrelliere in città.
L’amministrazione, infatti, consapevole di questo, anziché fornirle, ha vietato l’incatenamento ai supporti esistenti, impedendo di fatto l’unica sosta sicura delle biciclette”. E il problema del decoro? “La carenza di rastrelliere in città fa venir meno anche la lesione del decoro – spiega la Fiab – alla cui tutela sarebbe finalizzato il divieto impugnato. Quanto all’aspetto estetico del decoro, la lesione dello stesso non può ravvisarsi in una bicicletta agganciata a un supporto che – in un contesto, come quello cittadino, degradato dal sovraffollamento di veicoli ben più invadenti – evoca il valore della sostenibilità ambientale; quanto all’aspetto ‘morale’ del concetto di decoro, inteso come ‘rispetto degli spazi comuni’, esso potrebbe dirsi leso in un contesto dove, a fronte di rastrelliere abbondanti o, comunque, sufficienti e capillarmente distribuite, si agganci la bici al palo, in tal modo mostrando sprezzo all’ordine degli spazi pubblici”.