Tre nuovi professori ordinari per Chirurgia pediatrica, Pediatria generale e Neurochirurgia, tre nuovi associati da destinare alle stesse specialità e altri tre associati per Oculistica, Gastroenterologia e Nefrologia, per rispondere alle emergenze dell’assistenza sanitaria e consentire l’apertura per la prima volta in Sardegna della scuola di specializzazione di Chirurgia pediatrica, la riattivazione di quelle di Pediatria, Neurochirurgia e Gastroenterologia – chiuse per il numero insufficiente di docenti – e il rafforzamento di quelle di Oculistica e Nefrologia.
La messa a bando dei nove concorsi dell’Università di Sassari, su cui c’è l’ok di senato accademico e cda dell’ateneo, è stata annunciata oggi dal rettore, Gavino Mariotti, dalla direttrice del Dipartimento di Medicina, Angela Spano, dal direttore generale dell’Università, Antonio Spano, e dall’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria.
“Contiamo di arruolare i nove professori entro l’anno – spiega Mariotti – È notevole lo sforzo fatto negli anni per rispondere alle esigenze del sistema sanitario sardo”.
In tutto sono oltre 50 i docenti chiamati a risolvere i deficit cronici.
“Quanto fatto per innalzare la qualità e i numeri della Facoltà medica, che si occupa di didattica, ricerca, assistenza e scuole di specializzazione, è un passaggio necessario per reperire i medici di domani”, aggiunge il rettore.
Sei dei nove concorsi per cui si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sono stati finanziati dalla Regione Sardegna con un investimento da 11 milioni e 250mila euro.
“Tra qualche anno non avremo più neurochirurghi e chirurghi pediatrici – sottolinea Doria – è fondamentale programmare con le istituzioni universitarie anche in prospettiva futura”.
Per la direttrice del Dipartimento “si chiude un percorso virtuoso che consentirà di coprire caselle a lungo vuote e incrementare il numero delle scuole di specializzazione, che oggi sono 21”. Ma l’augurio è che “l’adeguamento dell’organico consenta di ampliare il numero di posti per gli studenti, già passato da 120 a 200”. Come rimarca Antonio Spano, “per risolvere le carenze di alcune specialità particolarmente critiche, per le quali il sistema oggi fa fatica, l’immissione in ruolo di nuovi professori era l’unica direzione possibile”.