Divorzio da questo sud dell’isola, amato e per me maledetto, dove ho vissuto normalizzando un ruolo sociale (quello del docente d’arte e d’artista) che in questo spigolo di scoglio non ha mai avuto dignità intellettuale rispetto all’artigiano che, lavora per chi gli indica cosa fare (e lui lo sa fare): autonomo privo d’autonomia, in una terra a sulla carta identitaria autonoma, priva d’autonomia.
Come affronto questo passaggio? Normalizzando la routine, alimentando la produzione che, sto affidando, insieme a tutto ciò che era la mia vita Cagliaritana, all’imprenditore Capoterrese Giovanni Ruggeri che, conta di ricostruire la mia residenza in uno spazio che preporrà ricerca artistica residente in dialogo paritario con l’altrove: lavorerà didatticamente per realizzare il sogno non realizzato, quello di fare di questo sud dell’isola, un territorio altamente alfabetizzato didatticamente e dialetticamente, dal punto di vista della ricerca artistica contemporanea, ancora territorio metropolitano, unico in Occidente, privo di pubblica alta formazione artistica. Giovanni comincerà con un artista di Maddalena Spiaggia che, ho sempre trovato di una sensibilità straordinaria, Nenno Mulas, intende ricostruire, preservare e conservare la mia casa studio di Cagliari, che ho venduto ieri, compresa di sculture didattiche in giardino che il Foiso Fois non conservò perché non d’elevata “artisticità” e che gli studenti mi regalarono tra il 2004 e il 2011, quando il Fois lasciò Quartu Sant’Elena e la sede di Castello (a proposito diventerà la sede distaccata dell’Accademia di Sassari?).
Giovanni Ruggeri ha un rammarico, non avere potuto acquisire anche la mia auto, con la quale facevo su e giù tra Cagliari e Capoterra, Rai Ufo (brand dell’artista siciliano Alfonso Siracusa), l’avrebbe esposta come installazione alla memoria del mio avere stanziato a Capoterra. Incontro tante persone per strada, collaboratori, colleghi e colleghe (come gli storici dell’arte Maura Quartu e Paolo Lai o l’artista Isabella Mei) e studenti che tornano a Cagliari da ogni dove o che sono restati a Cagliari.
Il 28 Aprile ho incontrato la Dirigente del Foiso Fois Nicoletta Rossi, facendole presente come non abbia la forza di passare a salutare al Foiso Fois (è stato un amore così forte che non accenna a diminuire come passione, e come docente pubblico, al servizio presso un altro Liceo che, è un’altra storia d’amore, non riuscirei a reggere, non sono mai stato un buon amante, men che mai un buon marito, seguo il flusso energetico che l’universo determina, con la consapevolezza di non potere determinare nulla che non sia determinato altrove). Ritualmente lascio offerte votive al Poetto (e non solo) mediando politicamente tra Sella del diavolo e golfo degli angeli, nella speranza che qualcuno accolga le mie tante preghiere e nasca una pubblica Accademia per generazioni d’artisti costretti a migrare per avere un titolo di studio legale che sia Europeo, alimentando il fenomeno della migrazione giovanile e dello spopolamento.
Mi tatuo serpenti sulla schiena da Worenz Manus de Oru di Quartu Sans’Elena, mi rigenero al pozzo di Santa Cristina e saluto i giganti di Monti Prama (che mi paiono come sempre vilipesi e offesi nel modo in cui vengono proposti. Quotidianamente mi calo nell’ipogeo di San Sepolcro (lo trovo uno dei nodi energetici di contatto con l’altrove, più vivi di Cagliari). A Is Olias a Capoterra, sono passato a salutare le sculture di Accademia Nuragica, che se potessero parlare in un attimo smonterebbero tutto ciò che è stato raccontato su di loro in consiglio comunale e fuori, anche in relazione a chi le ha progettate e accarezzate con la gradina, mentre tutti pensavano a prendere i soldi e scappare, non si rubano le idee senza averle e le idee non hanno nulla a che vedere con la capitalizzazione immediata, quanta volgarità hanno visto e subito, ma le amo, tutte, sono figlie di caos e conflitto, di uno scontro simbolico tra San’Efisio e il mitico mistero di quest’isola scritto nel tempo, che nessun archeologo riuscirà mai a codificare interamente, questione di Genius loci e di storia cancellata e riscritta.
In giardino ho trovato tra tante memorie sommerse, doni di generazioni di ex studenti, un elefante in pietra calcarea, non so chi l’ha lasciato, lo custodirò e porterò con me come dono e testimonianza mnemonica di quest’ultima residenza Cagliaritana, ho sognato intensamente in questi giorni, in questo spazio e in questo luogo ho sempre sognato, trovo molto poetico che Giovanni Ruggeri voglia ricostruire casa da lui e farne magari una residenza laboratorio per artisti, e perché no? Un privato laboratorio d’alta formazione artistica, casa sua sarà casa mia, con tanto di letto dove ho sognato e coltivato tante utopie e archetipi che non sempre ho saputo leggere con lucidità come ora, anche perché diciamocelo: dove va un artista che non sogna?
di Mimmo Di Caterino