Si ventila la minaccia del trasferimento del Centro di Salute Mentale dal Santa Barbara di Iglesias a Carbonia.
Una partita di ping pong senza fine, per i servizi sanitari sballottati tra i due grandi centri del Sulcis Iglesiente. La minaccia del trasferimento del CIM dalla sede storica di Iglesias, a Carbonia, accresce il disagio e le preoccupazioni dei pazienti e delle famiglie. Non sono ben chiare le ragioni della chiusura del servizio a Iglesias e del destino dell’ospedale Santa Barbara. Di certo in questi anni il trasferimento anche di interi reparti, da un ospedale all’altro, ha implicato la chiusura dei servizi da una parte e l’implosione da sovraccarico dall’altra, con compromissione dell’assistenza sanitaria ai malati.
Ma a danno si aggiunge danno. Si continua a ignorare la grave carenza di personale sanitario per un servizio così sensibile e per la vasta area territoriale che il CIM di Iglesias copre, da Nuxis, a Narcao, a Portoscuso, a Iglesias, a Carbonia.
Dei tre psichiatri del CIM, sono rimasti in due ad essere operativi. A seguito di una pesante aggressione da parte di un malato, uno degli specialisti è in malattia. Dei due psichiatri in servizio, per uno di essi è imminente il pensionamento.
A completare il fragile staff del servizio psichiatrico del CIM di Iglesias, sono due psicologhe, quattro infermieri, tre educatori, tre tecnici per la riabilitazione psichiatrica. Un personale assolutamente insufficiente per garantire l’assistenza di malati sia nella sede ambulatoriale che a domicilio.
Ad accrescere le preoccupazioni è il rischio che il Centro di salute mentale del Sulcis Iglesiente segua il destino di estinzione dei servizi psichiatrici dai territori ai grandi ospedali, a partire dalla neuropsichiatria infantile.
Rita Melis – Coordinamento del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda
Claudia Zuncheddu – Portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica