Obesità e stili di vita errati, è allarme per diabete metabolico

Diabete

La Sardegna paga pegno in Europa non solo per il diabete giovanile di tipo 1 – per il quale esiste una predisposizione genetica della popolazione che ne fa il primo paese al mondo dopo la Finlandia -, ma anche per il crescente numero di casi registrati dopo la pandemia di diabete metabolico di tipo 2 legato al sovrappeso, obesità e stili di vita errati.

La rete delle cure, le opportunità e le urgenze della prevenzione, la necessità della presa in carico precoce per ridurre le conseguenze in termini di mortalità evitabile, sono stati approfonditi in un focus a Cagliari promosso da Motore Sanità.

“La Regione – ha spiegato l’assessore della Sanità Carlo Doria durante l’evento – è consapevole del problema diabete.

Oltre a puntare sulla prevenzione e sulle reti di cura tra centri di I, II e III livello per la presa in carico globale, intendiamo istituire un registro dei malati accogliendo la proposta della Consulta diabetologica regionale”.

Nell’Isola i casi di diabete di tipo 2 sono in notevole crescita, tanto da porsi ai livelli più alti d’Italia rispetto alla popolazione residente con 50mila pazienti conclamati e circa 30mila non diagnosticati.

“Di questi – precisa l’assessore Doria – 10mila sono seguiti con i sensori glicemici da allargare a tutti gli insulino trattati”. Su questo fronte la Regione segnala anche ingenti investimenti in ricerca e il via a una cell factory per la terapia genica. Le conseguenze del diabete dal punto di vista epidemiologico sono sottovalutate: almeno il 50% delle malattie cardiovascolari sono associate al diabete, il 35 dei pazienti ha insufficienza renale, il 22% ha una retinopatia, il 3% ha problemi di necrosi ai piedi e agli arti, il 23,2% va incontro ad un evento cardiovascolare acuto nel corso della vita. Tutto questo, per chi non ha un efficace controllo glicemico, comporta una riduzione di 7-8 anni di vita media.

Per fronteggiare la crescita del diabete di tipo, la Regione sta mettendo in campo diverse azioni: dall’incremento degli screening a campagne di formazione e informazione per medici e pazienti, dalle iniziative sulla prevenzione alla promozione di stili di vita corretti puntando su sport e corretta alimentazione sino al potenziamento dei centri multispecialistici.

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