Oltre la A, ma senza Silvio!

Formazione e Alta Formazione Artistica, sono qualcosa riguardante direttamente l’imprevedibile l’invisibile, a tal punto scrivo anche che ho sempre reputato ignoranti, quegli artisti, erronee aberrazioni di un’idea d’Accademia ferma (e non fuori) dal tempo, che reputano l’arte qualcosa riconducibile, a una non so bene quale visione oggettiva, ma quale visione oggettiva potrebbe mai avere uno come me, che ha entrambi gli occhi con difetto congiunto d’astigmatismo e miopia? I linguaggi simbolici dell’arte, sono una semplice questione energetica, d’onde, frequenze, informazioni, coscienza e spettri di luce, in altre parole un mondo quantico dove tutto è soggettivo: mente e natura sono energia connessa inscindibile.

L’universo simbolico dei linguaggi dell’arte è quantico, dove il tempo è infinito, non pensate alla Storia dell’Arte (“L’impressionismo è una corrente artistica nato a Parigi, che va dal 1864…”, chiaro che è una cazzata scolastica) come una linea che si sviluppa per fasi, il linguaggio simbolico dell’arte avviene sempre qui, adesso, ora, a Cagliari come altrove, nel momento presente, dinanzi a una pietra sonora di Pinuccio Sciola, Pinuccio Sciola è qui e ora, non c’è passato o futuro, c’è solo eterno presente. Perché dico questo? Perché la coscienza simbolica del linguaggio dell’arte, è la coscienza d’ognuno, c’è solo unità, un campo linguistico (o energetico) d’insieme, dove c’è più tempo che spazio, un multiverso con tante realtà, fondato con la connessione che determina l’unità.

Tutto questo non ha nulla a che vedere con la localizzazione, non esiste (se non nella politica, per motivi di tornaconto elettorale e identitaria) un’idea linguistica e residente dell’arte, io non mi sono mai sentito un artista Napoletano, Cagliaritano, Italiano, Nord Americano, o tutto quello che volete voi…, esistono solo gli artisti, e non è detto che io lo sia, e forse neanche che esistano se non come utilizzatori di uno strumento di sintesi e intermediazione linguistico-simbolico. L’arte andrebbe letta, come quando si scorre Instagram, oltre il tempo, come fosse in un campo linguistico simbolico unificato, unitario o se preferite archetipizzato.

Da tempo, per comprendere, ma anche per fare comprendere, la visione linguistica e simbolica dell’arte, lavoro per negare me stesso in quanto possibile firma, cifra o stile, la professione docente mi consente d’essere nessuno, nessun luogo, nessun tempo e nessun corpo: soltanto consapevolezza simbolica, fusa nell’insieme unificato dei linguaggi dell’arte, connessa con la coscienza autorganizzata d’ognuno (corpo, luogo e tempo).

Il gesto simbolico del fare eterno è vivo ed eterno nel momento presente, osservando la materia la forma, osservo una Dea Madre o un Dio Bes, al Museo Archeologico di Cagliari, e vivono, qui e ora: il linguaggio simbolico dell’arte, veicolato dall’artista, esiste e resiste a prescindere dalla sua identità, non è in nessun tempo: questione di consapevolezza. Un esempio pratico? Vivere nello stesso istante, la gioia del popolo Napoletano che vince lo scudetto dopo trentatré anni (l’età di Cristo) e del popolo Cagliaritano (che è l’intero sardo) che torna in serie A, facendo su e giù con EasyJet e Ryanair tra Napoli e Cagliari, perché da queste parti di continuità territoriale e di tariffe agevolate, senza il mercato low Coast non si è mai parlato sul serio. Sarà per questo che ieri durante i festeggiamenti ho sentito cantare: “Giulini è un carogna, la la, la la”? Il canto mi ha fatto pensare a una rivendicazione pubblica, Cagliari (e anche il Cagliari Calcio) non è un bene privato su cui investire, ma qualcosa da gestire nell’interesse di tutti (anche dei non Cagliaritani e isolani).

Tanto per ragionare di simboli, muore Silvio Berlusconi, memorabili le sue estati di vacanze nel nord dell’isola, i suoi bandana e pantaloncini estivi, storia d’Italia nel mondo e della sua progressiva privatizzazione. Quanto ha investito Silvio nell’isola, anche attraverso la privatizzazione del pubblico con “Forza Italia”? Che stia finendo un’epoca? Complicato in tempi di debito pubblico sulla soglia del duecento per cento, ma a debito perché non investire passando per la Regione Sardegna sulla pubblica Alta Formazione Artistica a Cagliari? Napoli merita lo scudetto, Cagliari merita una serie A non solo calcistica, che la ritrovata consapevolezza porti Cagliari verso l’Alta Formazione Artistica pubblica, diffusa ed espansa?

 

Di Mimmo Di Caterino

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