Nella tarda mattinata di questo martedì, le sirene di allarme aereo hanno iniziato a risuonare a Stepanakert e nelle aree limitrofe. Si è trattato del primo segnale che qualcosa di grave stava accadendo. E in effetti, poco dopo, anche da Baku sono arrivate conferme in tal senso. “L’Azerbaigian – si legge in un comunicato del ministero della Difesa di Baku – ha avviato un’operazione anti terrorismo”. Il sospetto è che si tratti di un nuovo capitolo della guerra del Nagorno Karabakh. Il conflitto cioè figlio della dissoluzione dell’Urss e che vede Azerbaigian e Armenia contrapposte per il controllo della regione. Nell’area valeva un cessate il fuoco mediato dai russi nel novembre 2020, oggi però a parlare sono nuovamente le armi.
l primo capitolo del conflitto si era concluso nel 1994, all’indomani cioè dell’indipendenza di Armenia e Azerbaijan. Proprio l’indipendenza dei due Paesi da Mosca aveva dato il via alle contese. Gli armeni hanno infatti rivendicato il controllo del Nagorno in virtù della loro storica presenza nella regione. Dal canto loro, gli azeri hanno invece ribadito l’inviolabilità dei confini ereditati dall’Urss dove invece l’area era stata assegnata a Baku. Con la vittoria dell’Armenia, è stata così creata la Repubblica dell’Artsakh, non riconosciuta però a livello internazionale.
Di quella repubblica formalmente Stepanakert ne è la capitale. Il territorio dell’entità voluta e creata dagli armeni si era però già notevolmente ridotto dopo le avanzate azere nella guerra scoppiata nel settembre 2020, secondo capitolo della contesa. Baku ha ripreso gran parte del territorio del Nagorno, siglando poi un cessate il fuoco mediato dai russi.
Le sirene di allarme aereo hanno fatto intuire agli abitanti di Stepanakert l’inizio delle nuove operazioni militari. Subito in città negozi e uffici sono stati chiusi e la gente si è rifugiata a casa o in luoghi sicuri. Chi è rimasto fuori ha potuto udire distintamente non solo i colpi dei raid sferrati con i droni, ma anche dell’artiglieria pesante usata dall’esercito dell’Azerbaigian dalle trincee scavate lungo le linee di contatto.
Dalla Russia le prime reazioni sono state affidate alla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha chiesto di “fermare lo spargimento di sangue“. “La Federazione russa – si legge nelle sue dichiarazioni – è profondamente allarmata per il forte inasprimento della situazione in Karabakh. La Russia chiede ad Armenia e Azerbaigian di porre fine alle ostilità e di ritornare ad una soluzione diplomatica”. Inoltre, la stessa portavoce ha ufficialmente ed espressamente chiesto di garantire l’incolumità dei soldati russi presenti nella regione in qualità di peacekeeper.