Questa mattina alle ore 11.00 due attivisti aderenti alla campagna “Palestina Libera”, hanno colpito con vernice rossa la sede della Leonardo s.p.a. usando un estintore. I due attivisti hanno poi esposto uno striscione con scritto “Palestina Libera”. Alle 11.35 sono arrivate le forze dell’ordine che hanno portato via gli attivisti.
Daniele ha dichiarato: “La Polizia dovrebbe arrestare chi ha aiutato a sterminare 45mila civili palestinesi, non fermare noi attivisti”.
Con questa azione la campagna Palestina Libera ha l’obiettivo di fermare l’invio di armi italiane ad Israele. Dal 7 ottobre ad oggi, più di 45000 persone (186 mila o più secondo una stima del Lancet), di cui circa 17 mila bambini e bambine, sono stati sterminati da Israele, ma l’invio di armamenti Made in Italy non è mai cessato. Leonardo s.p.a. continua a stabilire nuovi accordi di vendita con Israele anche dopo ottobre 2023 attraverso sua controllata statunitense, la Leonardo DRS. La protesta mira ad esporre la Leonardo Spa, società partecipata al 30% dallo stato Italiano, che non ha mai smesso di rifornire Israele con armamenti italiani, che sono continuati anche negli ultimi mesi, dove abbiamo inviato pezzi di ricambio di M346. I dati ISTAT, infatti, ci dicono che dalle sedi Leonardo s.p.a. della provincia di Varese, solo nel primo semestre del 2024 sono stati inviati ad Israele 9.207.738 milioni di euro in aereomobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi. Questo ha concorso ad ottenere già nel primo trimestre 2024 profitti extra, grazie anche alla morte provocata a Gaza. In un’indagine precedente, AltraEconomia aveva appurato che da ottobre a dicembre 2023 risultavano esportati dall’Italia a Israele 14.800.221 euro in materiali della stessa categoria. Dall’inizio del genocidio quindi, sono partiti dall’Italia verso Israele almeno 24 milioni di euro in rifornimenti bellici. Non essendo i dati trasparenti, questi potrebbero essere molti di più.
Bruno ha dichiarato: “La Leonardo è responsabile di un genocidio in Palestina. Noi italiani ripudiamo la guerra eppure la stiamo finanziando”.