«Gli emendamenti al regolamento Agcom sulla par condicio per garantire maggiore spazio ai partiti di maggioranza, facendo passare i loro interventi come comunicazione istituzionale, oltre a dare la possibilità di far trasmettere a Rainews i comizi dei leader politici per le elezioni, sono in assoluto contrasto con il ruolo imparziale dell’informazione». Lo afferma, in una nota l’Esecutivo Usigrai.
«Così come ci sembra assurdo – prosegue il sindacato dei giornalisti Rai – che qualcuno non condivida la posizione di Agcom che prevede, in tema di par condicio, un peso specifico diverso per ciascuna edizione in termini di ascolti. Questa maggioranza di governo vorrebbe far passare il concetto che un’edizione in prima serata abbia lo stesso valore di una a tarda notte o all’alba».
Per l’Usigrai, «non si può usare l’informazione della Rai per la propaganda elettorale senza alcuna mediazione giornalistica, ed è da rispedire al mittente anche l’ipotesi di introdurre una par condicio di natura politica tra i giornalisti. L’Usigrai dice no ad ogni condizionamento da parte della politica e rivendica l’indipendenza dell’informazione del servizio pubblico».
Sulla vicenda interviene anche il Cdr di RaiNews, che bolla come «inaccettabili» gli emendamenti alla par condicio, in particolare quelli che riguardano il canale all-news del servizio pubblico.
«Nei prossimi giorni – spiegano i rappresentanti sindacali – sarà approvata in Commissione di Vigilanza Rai la delibera sulla par condicio che l’informazione del servizio pubblico dovrà applicare durante la campagna elettorale per le Europee. La maggioranza nei giorni scorsi ha presentato degli emendamenti alla proposta dell’Agcom. Uno in particolare riguarda RaiNews24. Si darebbe la possibilità di trasmettere comizi integrali della presidente del Consiglio e degli altri leader di Governo preceduti da ‘sigla idonea’ per distinguerli dalle edizioni dei tg».
La testata «diventerebbe quindi ufficialmente il megafono dei leader di governo, e quella che si era già delineata come una preoccupante deriva, diventerebbe dunque una realtà istituzionalizzata. Non possiamo accettare una scelta simile», proseguono i giornalisti che rivendicano «il diritto e il dovere di esercitare l’intermediazione giornalistica, a tutela dei cittadini, della corretta informazione, e della nostra dignità professionale, a prescindere dal governo di turno».