Pd sardo, il Dl Sud è grande bluff del governo, Isole penalizzate

“Il dl Sud è un grande bluff del governo Meloni, che vuole riparare ai danni del ministro Fitto con i tagli al Pnrr tentando di compensare con risorse sottratte alle Regioni che più ne hanno bisogno”.

E’ netto il giudizio dei parlamentari sardi del Pd, Silvio Lai e Marco Meloni, sul decreto legislativo che approderà nell’Aula di Montecitorio il 27 ottobre prossimo, portandosi dietro già 532 emendamenti, i due terzi dall’opposizione.

Il senatore Meloni e il deputato Lai hanno illustrato a Cagliari i nove emendamenti al decreto che istituisce la Zes unica per il Mezzogiorno.

Un testo, denunciano, che “prende le risorse disponibili per aree territoriali limitate e le usa per territori più grandi, con una lotta tra poveri per arrivare primi, anziché privilegiare la valutazione strategica degli investimenti”, mentre al contrario regioni come Sardegna e Sicilia “richiedono un trattamento differente”.

Arrivano così il no alla centralizzazione della governance a Roma, con l’istituzione dello sportello unico per le aziende che sarà attivo solo dal 2024, e la proposta di una transizione più lunga per non bloccare il percorso già avviato dalla Zes sarda.

E poi la questione delle risorse che invece di finire in un unico grande calderone delle Regioni del Sud, dovrebbero avere budget distinti secondo un piano regionale dedicato alle due Isole. “Lo stesso assessore della Programmazione Giuseppe Fasolino in audizione alla commissione Bilancio della Camera aveva criticato la modifica della governance – ricordano Lai e Meloni – Nella Zes si sono già insediate 11 aziende e altre 40 ne hanno fatto richiesta, con l’approvazione si congelerebbe tutto sino al 2024 con un’incertezza pesante sulle imprese che hanno scelto di investire qui”.

Le proposte di modifica, annunciano, sono “a disposizione di tutti i parlamentari sardi e siciliani anche della maggioranza, che ha già espresso contrarietà a questo testo ma che dovrebbe convincere il governo amico”. Se non passassero le modifiche, l’unica alternativa secondo il Pd è impugnare il testo sul piano della costituzionalità.

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