Non lo sapevo, l’ho appreso incontrando casualmente un’artista con la quale ho condiviso la formazione generazionale presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, Anna Zinno:
Anna Zinno è artista di grande e indubbio valore, e come capita nelle famiglie dove si cresce a pane e arte, non era l’unica a vivere e orientarsi attraverso il linguaggio simbolico dell’arte, suo fratello era Peppe Zinno, del quale apprendo da lei (in ritardo) della scomparsa.
Peppe Zinno ha vissuto ponendo l’arte al servizio delle causa sociale, la sua base operativa era San Giovanni a Teduccio, Napoli est, luogo dove sono arrivato nel mio ritorno dall’esodo, esilio e viaggio nell’isola.
Anna, mi racconta della sua condivisione di percorso con Felice Pignataro e di come mettesse in circolo il suo lavoro senza neanche firmarlo (cosa che chi mi conosce, sa bene, ho fatto sovente in passato, come lui, per impedirne o boicottarne la mercificazione).
Peppe era un’istituzione, che agiva per mandato spirituale, basta poco a capirlo, la tragedia è come artisti che vivano immersi nella propria cultura originaria e comunità culturale, al punto da esserne inscindibili, sopravvivano senza tutela istituzionale politica e amministrative della stessa comunità, comunità che, incarnano per mandato popolare.
L’opera di Giuseppe Zinno è di una forza simbolica coniugata con una sintesi e definizione di segno, mastodontica, fuori da qualsiasi tempo della Storia dell’Arte, nel nome dell’arte che è sempre presente fuori dal tempo, la forza è quella di chi sa che non c’è centro senza periferia che gli gira intorno e l’alimenta, perché un centro senza periferia è un punto statico incapace di muoversi e rigenerarsi, tutta l’arte contemporanea al servizio del sociale d’area Napoli città metropolitana, avrebbe dovuto dargli il giusto tributo, e invece nulla, qualche notizia su qualche quotidiano, qualche post sui social, e silenzio da parte dell’Accademia, di Regione, Comune, Provincia, anche di quel territorio di Napoli Est che lui ha alimentato e reso vivo prima di tante fenomenologie alla moda, come i murales di Jorit.
Mi piange il cuore a sapere che non c’è più, mi piange il cuore ad averlo appreso così, tra il silenzio delle istituzioni e degli addetti ai lavori nel Territorio dove vivo e lavoro, dove sogno per i miei studenti che, la periferia diventi centro didattico dell’arte contemporanea, utilizzo Report Sardegna 24 per esprimere la mia vicinanza e solidarietà a sua sorella, come lui, immensa artista, Anna Zinno, perdere un artista così rende tutti più poveri in un mondo dove il valore dell’arte pare essere determinato dal suo plusvalore di mercificazione.
Artisti nati comunisti come Peppe, sono angeli del sapere etereo e spirituale che, col loro operare, hanno saputo proteggere il valore originario e relazionale dell’arte: l’amore che sa donare, donarsi e arricchire il prossimo suo malgrado.
di Mimmo Di Caterino