Perdere un animale domestico è un dolore profondo. Non è facile da spiegare a chi non ha ne ha mai avuto uno, ma è come se una parte di noi se ne andasse via.
Con il loro amore incondizionato e la compagnia costante, lasciano un vuoto immenso quando vanno via. Si tratta di esseri con cui si condividono attività quotidiane per anni. Così, giorno dopo giorno, diventano parte integrante della nostra vita.
Avete mai letto o sentito la frase “buon ponte” o, più precisamente, “buon ponte dell’arcobaleno”? Se ti è successo, conoscerai (forse) la triste storia di questa espressione. Ma da dove deriva?
L’origine dell’espressione “buon ponte” risale alla leggenda del “ponte dell’arcobaleno”, una storia forse un po’ banale, che narra di un luogo paradisiaco dove gli animali, una volta passati oltre, trovano pace e felicità. Una sorta di paradiso.
Secondo questa leggenda, diffusa soprattutto tra le culture occidentali, gli animali domestici, dopo la morte, attraversano un ponte colorato per raggiungere un luogo di eterna serenità. Questa visione, sostanzialmente, offre conforto a chi deve affrontare il dolore di una perdita, immaginando che il proprio compagno a quattro zampe si trovi in un luogo migliore.
La leggenda del Ponte dell’arcobaleno è spesso attribuita ai Nativi Americani, che avrebbero creato e tramandato questa storia attraverso generazioni ma sebbene le origini precise della leggenda siano quindi incerte, è chiaro che il rito di congedarsi dai nostri animali domestici ha trovato una nuova vita grazie ai social media, diventando particolarmente popolare tra i millennial e la diffusione sui social.
Per alcuni potrebbe sembrare sciocca o banale, ma in verità è un modo per celebrare la vita dell’animale e per dare un senso alla sua perdita.