Pfas nei terreni in Italia, Greenpeace lancia una campagna nazionale

I Pfas sono  fra le sostanze chimiche (perfluoroalchiliche) più persistenti finora conosciute, e sono molto  utilizzate per la capacità di isolare sia dal grasso che dall’acqua e per l’elevata stabilità e resistenza alle alte temperature. Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace,  a seguito dell’inchiesta giornalistica “The Forever Pollution Project” che denuncia la contaminazione da Pfas diffusa in numerose nazione europee Italia compresa,  parla di “Emergenza sanitaria e ambientale fuori controllo” e dichiara: “Questa indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone (…). Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”.

Alcuni PFAS sono cancerogeni per l’essere umano, è arrivata la conferma dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Che queste sostanze inquinanti, utilizzate dalle industrie da decenni per produrre prodotti di uso comune, fossero pericolose per la nostra salute era cosa nota, ma ora la IARC ha completato le valutazioni circa la cancerogenicità di due molecole dei PFAS: l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottanosolfonico (PFOS).

Questo studio effettuato da un gruppo di lavoro, composto da 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi, dimostra come sia sempre più importante chiedere il divieto dell’uso e la produzione di queste pericolose sostanze sull’intero territorio nazionale.

In Europa ci sono più di 17 mila i siti contaminati, circa 21 mila quelli con possibile presenza di PFAS a causa di attività industriali passate o in corso, e 2100 luoghi, detti hotspot, con un livello di contaminazione considerato pericoloso per la salute. In Italia le zone con i più alti livelli di inquinamento rilevati sono alcune aree del Veneto, della Lombardia, della Toscana, e alcune zone del Piemonte, limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato nella produzione di Pfas. Quadro ottenuto grazie ai monitoraggi capillari che non tutte le regioni effettuano per cui si ipotizza una situazione più grave.

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