Ciò che dovrebbe identificare, connotare e focalizzare, il ruolo sociale dell’artista contemporaneo, la sua deontologia e professionalità, è la capacità d’essere icastico, nel contempo iconico e iconoclastico. La capacità sarebbe dissacrare i miti (dentro e fuori dal suo tempo) e la loro idealizzazione, nell’ottica prospettica d’avvicinarsi a una sensorialità del reale che consenta di sondare l’essenza dell’esistenza, nessuna idealizzazione dell’esperienza di vita soggettiva.
L’esposizione di Picasso con la sua capacità di dissacrare la forma (non il contenuto) del classico, al Museo Archeologico di Napoli, ha la stessa leggerezza e il disincanto dei 104 Pulcinella di Mimmo Paladino a Palazzo Reale. Il disincanto dell’arte e la sua dissacrazione e dissociazione dal mito, mi porta a prendere le distanze dall’idealizzazione di Michela Murgia, la scomparsa di una narrazione e di un punto di vista di un’artista, è qualcosa che lascia sempre un vuoto, un vuoto simbolico e narrativo: Michela Murgia era un’animale da spettacolo mediatico, un’attivista che ha contribuito a una narrazione e conservazione dell’ordine di ciò che viviamo quotidianamente, la sua intelligenza era aperta ma intollerante verso chi non aveva il suo stesso atteggiamento, questo l’ha resa uno strumento funzionale a un’area politica e, forse anche elitaria. Picasso e Paladino raccontano come un artista, possa sganciarsi dal ruolo dell’essere il portavoce di contenuti e istanze politiche, un artista può decidere di rifiutarsi di veicolare idee e contenuti politici, può dissacrare e mettere a nudo senza squalificare, l’arte può non essere presuntuosa e dissacrare in maniera gioiosa, senza elevarsi a sentenziare cosa sia giusto per l’altro.
In questi giorni di lutto per la scomparsa di Michela Murgia, c’è un altro artista isolano che sta lottando contro la morte, dall’anima popolana, al mio fianco in questioni come la storica vertenza degli ex operai Rockwool e l’assenza dell’Alta Formazione Artistica a Cagliari, unica città metropolitana e capoluogo di Regione dell’intero Occidente priva di pubblica Alta Formazione Artistica, “so che stai attraversando un momento particolare, quando e se vorrai potrai parlarmene” mi ha detto l’ultima volta che l’ho incrociato a Piazza del Carmine.
Joe è un artista che ha sempre compreso, accettato e integrato l’altro, spero vinca la sua lotta nel nome un’anima popolare condivisa trasversale a tutta la nostra cultura, ben oltre i confini dell’isola.
di Mimmo Di Caterino