Bene il percorso verso nuove produzioni ma gli impianti della Portovesme srl, nel Sulcis e nel Medio Campidano (San Gavino) devono restare in marcia sino al momento dello switch.
Intanto bisogna far ripartire il tavolo tecnico con il Governo.
E’ quanto hanno chiesto Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e la Rsu in un incontro con l’assessore dell’industria Emanuele Cani e che prelude a una nuova mobilitazione, se non arriveranno risposte.
Le organizzazioni sindacali hanno fatto il punto della situazione che al momento vede un utilizzo massivo di Cassa integrazione sia per il sito di Portovesme sia per quello di San Gavino Monreale, Nel 2023, sono stati riavviati temporaneamente gli impianti di San Gavino per effettuare un test per la produzione di una lega piombo-bismuto. “Il test ha avuto risultati positivi andando ben oltre gli obiettivi iniziali ma la società non ha fatto sapere nulla sulla fattibilità economica dello stesso progetto e sulle sue intenzioni future, se non la possibilità di un eventuale ulteriore test nel prossimo futuro”, fanno sapere le sigle.
“Per il sito di Portovesme, la società ha dichiarato di avere in corso uno studio di fattibilità per il progetto litio ma i termini per la presentazione dei risultati dello studio sono slittati per diverse volte e ancora oggi non vengono indicati i tempi – aggiungono – La Glencore ha dichiarato che con l’energia a 70 euro per MWh, avrebbe fatto ripartire la linea zinco sino al cambio di produzione con il litio. A oggi il tavolo tecnico insediato al Mimit non ha prodotto nessun risultato tangibile sul tema energetico per superare il problema”.
Le organizzazioni sindacali, tenuto conto del quadro normativo comunitario e recepito dal Governo italiano attraverso il Decreto legge sulle materie critiche, hanno espresso la disponibilità per un percorso che porti verso le nuove produzioni, nel rispetto delle normative vigenti, ma in continuità con le produzioni attuali e lo stop da effettuarsi solo al momento dello switch tecnico da zinco litio. “Non sono accettabili altre soluzioni che portino ad ulteriori riduzioni di personale diretto e indiretto. Sul versante del sito di San Gavino resta la convinzione che, viste le professionalità importanti che si sono consolidate nel tempo, lo stabilimento possa diventare un hub europeo per la raffinazione di preziosi o altri materiali critici”, concludono.