Presentata a Olbia la stagione di Prosa 2024-2025

Omaggio a Gigi Riva tra antiche tragedie e brillanti commedie per la Stagione di Prosa 2024-2025 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del Comune di Olbia, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna. Otto titoli in cartellone tra dicembre e aprile per un viaggio tra le umane passioni in compagnia dei grandi protagonisti della scena: sotto i riflettori artisti del calibro di Giuseppe Cederna, ambiguo Iago in una moderna riscrittura dell’“Otello” di William Shakespeare, Lucia VasiniLorenzo Lavia e Paolo Triestino ne “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine de Vigan e Rosita Celentano e Attilio Fontana diretti dall’algherese Stefano Artissunch ne “L’illusione coniugale” di Eric Assous per un’ironica riflessione sulla vita di coppia, tra amore, tradimenti e gelosia.

Inizio con brio con l’attrice e comica Debora Villa e il suo one-woman-show Tilt – Esaurimento Globale”, mentre Enzo Decaro (noto al grande pubblico grazie al trio La Smorfia con Massimo Troisi e Lello Arena) interpreta Gervasio Savastano in “Non è vero ma ci credo”, esilarante commedia di Peppino De Filippo sugli effetti della superstizione. S’ispira a una storia vera L’Assaggiatrice di Hitler”uno spettacolo di Sandro Mabellini tratto da “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, con Silvia Gallerano (miglior performer solista al Festival Fringe di Edimburgo) e Alessia Giangiuliani, e disegna un ritratto di famiglia in un inferno, tra rivalità e giochi di potere, l’“Andromaca” di Euripide nella versione de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica: un dramma antico sulle conseguenze della guerra tra attualità e mito. Una moderna epopea sportiva con “Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto” del Cada Die Teatro, un monologo scritto, diretto e interpretato da Alessandro Lay, per un tributo al leggendario Rombo di Tuono.

Una programmazione ricca e variegata per la nuova Stagione di Prosa di Olbia firmata CeDAC Sardegna che spazia tra i grandi classici – come “Andromaca” e “Otello” – e i testi di autori contemporanei, come “L’Illusione Coniugale” del drammaturgo e regista francese Eric Assous (Premio Molière e Grand Prix du Théâtre de l’Académie française) accanto a “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo, con sapienti intrecci fra teatro e letteratura – da “L’Assaggiatrice di Hitler” a “Le Gratitudini” – per riscoprire pagine fondamentali della Storia del Novecento, tra l’ascesa del nazismo e la tragedia della Shoah. Intelligenti provocazioni nel segno dell’ironia con “Tilt” in cui Debora Villa porta in scena ansie e nevrosi di un’umanità alle prese con pandemie e guerre, cambiamenti climatici e scandali politici, insieme alla beauty routine indispensabile nell’era dei social media e un inedito ritratto di Gigi Riva – l’uomo e il campione – icona dello sport mondiale.

IL CARTELLONE

Il sipario si apre – venerdì 6 dicembre alle 21 – su “Tilt – Esaurimento Globale”, il nuovo spettacolo diretto e interpretato da Debora Villa, scritto a quattro mani con Carlo Gabardini, (produzione Si può fare productions) in cui l’attrice e comica racconta la reazione di fronte a fenomeni complessi come «pandemia, guerre, crisi climatica-energetica-economica, politica, terremoti, paure, insicurezze e psicosi collettive». Il rischio è un “esaurimento globale” che annulli ogni capacità cognitiva e relazionale: «dal traffico a tiktok, dai politici disonesti allo sfruttamento sul lavoro, dalle beauty routine al bullismo, dai complottisti agli ignoranti trasformati in opinionisti, i motivi per fare TILT sono davvero tanti». Debora Villa propone un’attenta ma anche ironica analisi della nostra società e di ciò che siamo diventati, intrecciando racconti e affabulazioni teatrali, satira e comicità terapeutica, e perfino il rap, con un pezzo scritto da Shade e musicato da Jaro dove sottolinea che “la forza delle donne non la uccidi”, in continua interazione con il pubblico, per «un viaggio interiore alla ricerca della felicità».

Il gioco delle passioni – venerdì 10 gennaio alle 21 – con “L’illusione coniugale” di Eric Assous, con l’attrice e conduttrice Rosita Celentano, talentuosa figlia d’arte e volto noto del grande e del piccolo schermo, e con l’eclettico l’attore e cantautore Attilio Fontana (già campione del Tale e Quale Show, una carriera fra teattro e musical, cinema e tv) in scena con l’artista algherese Stefano Artissunch che firma anche la regia (produzione Synergie Arte Teatro). La scoppiettante commedia racconta le dinamiche complesse della vita di coppia attraverso la vicenda di Giovanna e Massimo, che scelgono di confessarsi le rispettive relazioni extraconiugali, ma mentre lei sembra dare per scontata l’infedeltà del marito lui, a dispetto delle sue numerose amanti, scopre il morso della gelosia davanti all’unico tradimento della moglie. Il sospetto cade su un amico di famiglia, Claudio, in cui Massimo identifica il rivale, e durante una cena a tre l’ignaro ospite si ritrova al centro dell’attenzione in un crescendo di situazioni esilaranti e imbarazzanti con un finale tutto da scoprire.

Omaggio a Gigi Riva – venerdì 31 gennaio alle 21 – con Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Alessandro Lay con progetto sonoro di Matteo Sanna, disegno luci e suoni di Giovanni Schirru e scenografie di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna e Giovanni Schirru (produzione Cada Die Teatro). Una pièce originale, ispirata alla figura e alle imprese sportive del grande calciatore, ma anche alla sua straordinaria tempra d’uomo, riservato e schivo, lontano dai riflettori, e al suo straordinario talento per il pallone, ai tiri formidabili che gli sono valsi il soprannome di Rombo di Tuono. Gigi Riva da Leggiuno, che ha guidato il Cagliari alla conquista dello scudetto e eletto la Sardegna a sua seconda patria, è l’eroe di una moderna epopea, simbolo di un’epoca: «non ricordo molto dello ‘scudetto’, ma ricordo come era la città…» – racconta Alessandro Lay.– «E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…».

La banalità del male, che s’insinua nella vita quotidiana – venerdì 14 febbraio alle 21 – con L’Assaggiatrice di Hitler”, uno spettacolo di Sandro Mabellini liberamente tratto da “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, con Silvia Gallerano e Alessia Giangiuliani e con Marlene Fuochi (fisarmonica e voce), drammaturgia di Gianfranco Pedullà e Rosella Postorino, musiche originali di Francesco Giorgi, light designer Gianni Pollini e sound designer Jacopo Cerolini, scenografia di Giovanna Mastantuoni e costumi di Veronica Di Pietrantonio (produzione Teatro Popolare d’Arte). Ispirata a una storia vera, da cui la scrittrice Rosella Postorino ha tratto il fortunato romanzo (Premio Campiello 2018 e il Prix Jean-Monnet 2019) la pièce narra la singolare avventura di Rosa Sauer, una giovane donna scelta insieme ad altre nove per “testare” i cibi destinati al Führer e preservare da un possibile avvelenamento il capo del Terzo Reich. «Da tempo mi trovavo in posti in cui non volevo stare… continuavo a sopravvivere ogni volta che qualcuno mi veniva portato via»  racconta Rosa Sauer –. «La capacità di adattamento è la maggiore risorsa dell’essere umano, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana».

Un affascinante e poetico “inno alla vita” – venerdì 21 febbraio alle 21 –con Le gratitudini” dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, anche protagonista sulla scena insieme con Lucia VasiniLorenzo Lavia e Valentina Bartolo (mentre la voce di Muriel è di Anna Gualdo), scenografia di Francesco Montanaro (realizzata dal Laboratorio Ferri Battuti di Paolo Bellina), costumi di Lucrezia Farinella, disegno luci di Alessandro Nigro, musiche originali di Massimiliano Gagliardi, movimenti coreografici a cura di Erika Puddu (produzione a.ArtistiAssociati / Centro di produzione teatrale). Una storia semplice e insieme esemplare, quella Michka, una correttrice di bozze di origini polacche che per anni si è presa cura di Marie figlia di una vicina di casa, riempiendo i vuoti e le assenze di una madre problematica, ma divenuta anziana si ammala, la sua mente non funziona più, «perde le parole». Marie insieme a Jerome, giovane e appassionato ortofonista, accompagnano nel suo ultimo viaggio Michka, «determinata a dire grazie a tutti coloro che l’hanno aiutata, soprattutto a chi l’ha salvata bambina dallo sterminio nazista».

Tra mito e attualità – venerdì 14 marzo alle 21 – con Andromaca” da Euripide, uno spettacolo de I Sacchi di Sabbia Massimiliano Civicacon Gabriele CarliGiulia GalloGiovanni GuerrieriEnzo Iliano (produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi, in co-produzione con I Sacchi di Sabbia): un’antica tragedia che mette l’accento sulle conseguenze della guerra come sui conflitti familiari e i giochi di potere. La pièce racconta la vicenda di Andromaca, vedova di Ettore e madre del piccolo Astianatte, barbaramente assassinato dai vincitori dopo la conquista di Troia, prigioniera di guerra, divenuta schiava e concubina di Neottolemo, re dell’Epiro, figlio dell’eroe Achille e sposo di Ermione, figlia della bella Elena e di Menelao. La principessa troiana, che da Neottolemo ha avuto un figlio, Molosso, a causa della gelosia di Ermione, che minaccia di ucciderla durante l’assenza del re, cerca rifugio presso l’altare di Teti (la Nereide madre di Achille): al culmine del pathos, la notizia della morte di Neottolemo scompiglia ancora le carte, in un dramma con temi e ritmi quasi da pochade, dove emergono gli aspetti grotteschi e il sottile confine tra farsa e tragedia.

Ironia in scena – venerdì 28 marzo alle 21 – con Non è vero ma ci credo”, esilarante commedia di Peppino De Filippo con Enzo Decaro e con (in o.a.) Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo e Ingrid Sansone, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Chicca Ruocco e disegno luci di Pietro Sperduti, per la regia di Leo Muscato, uno dei più interessanti e originali artisti del teatro italiano contemporaneo (produzione I Due della Città del Sole). «L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte» – racconta Leo Muscato che con questa mise en scène rende omaggio al grande attore e autore napoletano, con cui ha iniziato la sua carriera teatrale –. Non è vero ma ci credo” descrive in un irresistibile crescendo di comicità gli stratagemmi messi in atto dal protagonista, interpretato da un istrionico Enzo Decaro nel ruolo che fu di Peppino De Filippo, per assecondare la sua mania, così estrema da sconfinare nella follia…

Un raffinato gioco metateatrale – lunedì 14 aprile alle 21 – con Otello” di William Shakespeare nella riscrittura di Francesco Niccolini, con Giuseppe Cederna nel ruolo di Jago e con Giuliana ColziAndrea CostagliDimitri FrosaliLucia SocciLorenzo CarmagniniRiccardo Naldini e Elisa Proietti per la regia di Emanuele Gamba (produzione Arca Azzurra). La celebre tragedia elisabettiana trasportata nel teatro delle marionette, come nella folgorante sintesi pasoliniana di “Che cosa sono le nuvole”, con Totò e Ninetto Davoli e con Domenico Modugno nei panni di un “monnezzaro”, Franco e Ciccio, Adriana Asti e Laura Betti: un demoniaco Jago, una sorta di custode dell’inferno, rievoca la storia del Moro di Venezia e della bella Desdemona, ovvero afferma Francesco Niccolini, una «tragedia surreale e ridicola, fatta di tradimenti, sospetti e gelosie». Una versione inedita del celebre dramma proiettato in un universo cupo, dove non esistono né innocenza né bontà, ma solo «piccoli infami, approfittatori e personaggi incapaci di resistere alle tentazioni» e dove Jago allestisce il suo teatro, «in cui finte parole accendono passioni vere che portano dritte ad epiloghi di morte».

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