E’ confermato domani lo sciopero dei lavoratori degli handler dell’aeroporto di Cagliari – in concomitanza con la mobilitazione nazionale proclamata da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – ma i sindacati protestano per quello che considerano un “atto unilaterale del ministro Salvini che ha imposto la riduzione da 24 a 4 ore di sciopero”.
Allo scalo di Cagliari i servizi handling di fermeranno dalle 13 alle 17 ma già a partire dalle 10, davanti all’area partenze, si svolgerà un presidio che andrà avanti fino alle 17.
“Il ministro Salvini compie un’azione che mina fortemente il diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione”, spiegano i segretari Alessio Salis (Filt Cgil), Michele Palenzona (Fit Cisl), William Zonca e Michele Deias (Uil Trasporti) sottolineando che “i sindacati non si lasciano intimidire e continueranno unitariamente a dar voce alle legittime richieste delle migliaia di lavoratrici e lavoratori costretti a operare con un contratto scaduto da sette anni.
Non è la prima volta che il ministro Salvini interferisce con la vertenza che vede contrapposte, al tavolo delle trattative, le organizzazioni sindacali e le controparti datoriali.
In occasione dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna i sindacati avevano raccolto con responsabilità l’invito a rinviare uno sciopero programmato ma poi, quando fu proclamato nuovamente, il ministro, anche quella volta, ridusse le ore della protesta”.
“Siamo consapevoli che gli scioperi possono causare disagi all’utenza – spiegano i segretari – ma questo è l’unico strumento attraverso il quale i lavoratori possono fare valere le loro richieste e rivendicazioni. Non è più tollerabile l’inerzia delle controparti che sta bloccando il rinvio di un rinnovo contrattuale indispensabile a garantire un trattamento economico dignitoso e solide tutele individuali ai lavoratori di un settore in forte crescita. Al ministro Salvini vogliamo lanciare un messaggio chiaro: la nostra determinazione è inalterata, non ci fermeremo davanti a qualsiasi tentativo di limitare i diritti e sopprimere la legittima voce di protesta dei lavoratori e delle lavoratrici”.