Progetto di integrazione dei profughi: ma alle donne ucraine non piacciono le domande su Donbass e guerra della Nato

Fino a quando saremo immersi nella disinformazione, nella propaganda Nato-atlantista, nel terrorismo mediatico, continueremo con le lacrime agli occhi a proporre solidarietà e assistenzialismo non alle vittime ma ai carnefici.

Quotidianamente e da mesi ci raccontano il lato oscuro illuminato di luci finte e ornato di fiori di plastica di una guerra che non ci appartiene. La Russia NON ha invaso l’Ucraina, ma sta difendendo i propri confini dall’ingordigia di una organizzazione che vuole sotto il proprio controllo il mondo intero, sta difendendo il proprio popolo dalle armi di un pazzo manipolato e da una nazione che vuole sotto il proprio controllo il mondo intero.

Forse qualcuno ha dimenticato che prima che la Nato agevolasse il disgregamento dell’Unione Sovietica in tanti piccoli stati, l’Ucraina apparteneva alla Russia, e nelle zone di confine come il Donbass, passato politicamente sotto il governo ucraino, vivevano e vivono tutt’oggi, cittadini russofoni, la cui colpa è portare avanti le tradizioni e la cultura che non piace agli Stati Uniti.

Da quasi dieci anni, mentre la Nato sbandiera successi in giro per il mondo, come se stesse giocando a Risiko, i russofoni del Donbass vengono uccisi e martoriati passando di porta in porta come fece Erode durante la Strage degli Innocenti.

Ma Hollywood ci racconta di Marines belli e formosi che salvano il mondo, Marines che stanno dalla parte dei giusti, e di Russi dalla faccia burbera e una cultura sconosciuta e che fa paura. È facile per i meno informati schierarsi dalla parte attraente del globo.

E per chiudere, chi meglio di un comico aspirante attore può trainare le folle e guidare la propaganda…. E noi siamo qua, in mezzo: in mezzo a livello fisico, in mezzo alla propaganda e al buonismo, circondati da specchietti per allodole, a fare raccolte fondi, raccolte vestiario, raccolte cibo per una sola parte dimenticando gli altri…

E proprio sul versante delle iniziative di solidarietà con le popolazioni ucraine, nasce l’iniziativa che si svolgerà domenica 9 luglio con una serata dedicata alle popolazioni ucraine giunte in Sardegna.

Al Museo di Sant’Eulalia si svolgerà l’evento di chiusura di Sapienze in transito, il progetto che da novembre vede l’associazione Carovana Smi in prima linea nell’interazione con i rifugiati ucraini, grazie anche al sostegno dell’Arcidiocesi di Cagliari-Caritas Diocesana, nell’ambito del programma Emergenza Ucraina.

Performance di danza multidisciplinare, mostra mercato di manufatti artistici, tornei di scacchi, degustazioni di prodotti ucraini e tanto altro caratterizzeranno l’appuntamento. Si comincia alle 18 negli spazi museali (scavi archeologici) del Mutzeu con Città arcaica e nuove cittadinanze, spettacolo per la regia di Ornella d’Agostino, in cui ciascun performer dà il proprio personale contributo a un racconto collettivo in cui la città del passato sembra riprendere vita.

Durante la conferenza stampa alla domanda sulla mancanza della comunità russa all’evento e sulla necessità di ricordare che la guerra è iniziata ben prima del 2022, gli organizzatori hanno provato a stemperare la tensione con interventi pacati. All’esterno del teatro dove si è svolta la presentazione, le donne ucraine invece hanno voluto dimostrare tutto il loro “insensato” atteggiamento di chiusura su un dialogo che dovrebbe vedere i popoli in prima linea nel cercare di superare l’odio e le divisioni, alimentandole con delle provocazioni.

“Non parlate con il giornalista…”, queste le parole di una rappresentante della comunità ucraina.

 

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