Cosa sarebbe la critica se non fosse reale? Accettare d’essere possibili artisti in vita, implica l’accettazione d’altri artisti possibili: non esiste visione dell’arte che possa escluderne altre. Questo parrebbe essere uno scorcio di tempo, dove gli artisti paiono accecati, lontani dall’altro diventano satolli, penso a questioni artistiche come l’onnipresenza di Jorit negli scorci di panorama urbano Napoletano: pare divenuto un artista di propaganda mass mediatica nel nome di una visione dell’arte contemporanea, in chiave politica, soffocata nel grasso e consunta dalla mancanza di confronto dialettico con la realtà. Per artisti come Jorit, possedere talento è disgrazia, si diventa vittime dell’illusione d’essere talento, il talento dovrebbe porre in condizione di relazionarsi liberamente a Dei e Diavoli in autonomia.
Un artista libero interiormente, non dovrebbe rincorrere icone mass mediatiche come simboli, ma muoversi partendo da un Sé stupefacente o irragionevole, estraneo alla mente conscia. Il senso del simbolo dell’arte, non è nulla che abbia a che fare con icone che diventano propaganda mass mediatica nel nome dell’allineamento del pensiero unico. Il simbolo rinasce con l’artista come se fosse innato, l’arte non si può comprendere con la semplicità con la quale si comprende Jorit, ha insita una componente fatta del “non capire”, questo lo rende pericoloso, la sua irrazionalità.
Nel Centro direzionale di Napoli, svettava già il murales di Jorit, con cinque grandi campioni sportivi della Campania, icone dello sport: un campione per ogni provincia, sul punto più alto Patrizio Oliva per Napoli, poi a scendere Antonietta De Martino per Salerno, Carmelo Imbriani per Benevento, Ferdinando Gentile per Caserta e Ferdinando De Napoli per Avellino.
Il nuovo lavoro di Jorit ritrae invece Diego Armando Maradona, Massimo Troisi e Pino Daniele, tutte icone mass mediatiche e culturali che vivono di vita propria, possibile che non si possa fare altro e non si possa mettere il talento di Jorit in condizione di maturare o mutare? Il talento di Jorit è passato per l’Alta Formazione Artistica dell’Accademia di Napoli, ed è proprio da quella tipologia di formazione che muovono le principali critiche alla sua ricerca, questo alimenta chiaramente didattica e dialettica sul senso del fare arte contemporanea pubblica, di ragionare su Jorit come sulla Venere degli stracci di Pistoletto oltre gli schemi del pensiero unico, perché non consentire ad altre intelligenze di confrontarsi con Jorit a cielo aperto, nell’ampio scenario urbano Napoletano? Tutta la dialettica Napoletana sull’arte contemporanea, non può che farmi pensare come a Cagliari la pubblica Alta Formazione Artistica sia assente da sempre, il che rende ancora più complicato un confronto sui contenuti dell’arte, svincolato da ciò che è imposto dal mercato o dalla propaganda mass mediatica politica.
Di Mimmo Di Caterino