Quando il femminismo ha un colore politico

L'Opinione di Lucia Manca

Lei è Betrice Venezi, classe 1990, segnalata dal Corriere della Sera fra le cinquanta donne più creative dell’anno. Pianista e una delle poche donne al mondo direttore d’orchestra: un settore da sempre predominato da uomini, lei ce l’ha fatta.

La sua colpa? Avere ideali tradizionalmente di destra e non piagnucolare per rivendicare il termine ‘direttrice d’orchestra’. Lei fa il suo lavoro, ed è brava in questo.

Poi ecco che un giornalista de La Stampa le fa domande provocatorie su una cantante sua coetanea, idolo (o forse idola???!!!!) dei giovani, famosa perché ha partecipato al talent show Amici, senza un particolare tono vocale, senza una particolare voce… due mondi diversi. Venezi dice quello che pensa, e pensa che l’aspetto fisico della coetanea l’abbia agevolata parecchio nella scalata al successo.

Nell’era dei like, delle visualizzazioni, del piacere a tutti i costi, si scatena l’inferno contro Venezi in difesa della coetanea. La cosa che dovrebbe far pensare è che, sventolando la bandiera del femminismo, si è detto di tutto contro Beatrice Venezi, senza freni e senza pudore. E il messaggio che si è lanciato con tutto questo odio è che se i tuoi ideali sono tradizionalisti, se non metti in mostra il fisico, se non collezioni like, non meriti rispetto. Anzi gli insulti sono giusti e gratuiti.

Ma in che mondo viviamo? Donne che si scagliano contro un’altra donna solo perché fa una critica a una coetanea?

Questo è il tipico esempio di seppellimento del rispetto per una donna che lavora. Anche questa è violenza sulle donne. Viviamo in un’epoca in cui veniamo continuamente messi uno contro l’altro, o forse è più corretto dire una contro l’altra.

#no!AllaViolenzaDiGenere

#si!AlRispetto

 

Di Lucia Manca

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