Quindici anni fa moriva Giano Accame

Nato a Stoccarda nel 1928 da madre tedesca e padre italiano, il 25 aprile 1945, all’età di diciassette anni non ancora compiuti, Giano Accame si arruolò volontario nella Marina della RSI.

Ma la sera di quel giorno fatale fu catturato dai partigiani. Per sua fortuna, la formazione che lo aveva imprigionato non lo uccise e riuscì a salvare la pelle.

Finita la guerra Giano Accame va a studiare a Genova, dove in quattro anni si laurea in giurisprudenza. Nello stesso periodo comincia a fare politica col Msi di cui diventa rapidamente uno dei massimi dirigenti.

Crea la corrente dei “figli del Sole”, facendo gruppo con Enzo Erra, Pino Rauti, Carlo Costamagna, Pino Romualdi. Tra i giovani missini Giano stabilisce legami di comune avventura politica e di profonda amicizia. Quei ragazzi sono una minoranza ghettizzata e orgogliosa di andare controcorrente.

Dopo alcuni mesi si trasferisce a Roma e ancor prima di terminare la leva comincia la carriera di giornalista. Tra le prime esperienze giovanili collabora con il mensile “Tabula rasa”. Passa poi al Borghese, dove sarà inviato e responsabile della redazione di Firenze.

Nel 1989, Accame si riavvicina al mondo del Movimento sociale italiano perché Gianfranco Fini lo nomina direttore del Secolo d’Italia. Non fa a tempo a sedersi e spacca immediatamente un mondo composto da due anime: da una parte i “fascisti di sinistra” e dall’altra il gruppo più conservatore. Il 31 dicembre del 1989 firma una memorabile prima pagina del Secolo con una foto di Gianfranco Fini che tiene in braccio una bambina di colore. Il titolo a nove colonne è “Solidarietà”. Una scelta che Accame spiega così: «La Destra si rifiuta di cadere nella trappola di chi le assegna il ruolo di cavalcare il malumore razzista. La bontà, la capacità della compassione, sono tipiche qualità italiane degne sopra ogni altra cosa di essere preservate». Forse la sua direzione è troppo anticonformista e poco pratica. O più probabilmente non lo aiuta il suo carattere per nulla abile nelle pubbliche relazioni. Sta di fatto che l’esperienza al Secolo termina abbastanza presto, nel 1991.

Continua a scrivere senza sosta. La sua firma non manca a un solo numero dei periodici della Cisnal/Ugl, “Pagine libere” e “La Meta Sociale”. Pubblica vari libri tra i quali “Una Storia della Repubblica” con Rizzoli e “Ezra Pound economista”. Il suo editore preferito è pero’ l’instancabile Enzo Cipriano di Settimo Sigillo con il quale mandano in stampa, tra gli altri, Il fascismo immenso e rosso.

Intanto trova una casa ideale e naturale al mensile “Area”, la rivista della Destra sociale che egli stesso anima, con Gianni Alemanno e Marcello de Angelis.

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