Sono soldi, soldi che venivano dati per vivere, a chi ne faceva domanda e dimostrava di non avere altri introiti.
Perché tante critiche? Cosa non funzionava?
Non funzionava il fatto che chi lo ha creato, non aveva la più pallida idea di come strutturarlo e delle varie realtà presenti sul territorio. Si parlava di proporre tre offerte di lavoro pena l’esclusione dal sussidio, ma proporre tre lavori in provincia di Varese (per prendere una città a caso) è molto diverso dal trovare tre proposte di lavoro nel Sulcis Iglesiente, dove il lavoro è praticamente una chimera!
Sono state fatte modifiche su modifiche illudendosi di trovare la formula giusta, ma quando manca il contatto con la realtà, è difficile trovare la soluzione giusta…
Inoltre, forse non tutti sanno che la stragrande maggioranza dei soldi investiti inizialmente nel reddito di cittadinanza era destinata ai ‘navigator’, queste strane figure che secondo la propaganda politica dovevano ‘ trovare lavoro’ ai presunti fannulloni che percepivano il sussidio. Questi mitici navigator erano ragazzi neolaureati, quindi freschi di nozioni accademiche, che avevano vinto il concorso ma che non avevano la più pallida idea di come cercare lavoro, di come impostare un curriculum, di come indirizzare i presunti fannulloni alla ricerca del lavoro, ma che alla modica cifra di circa 2000 euro al mese, inviavano annunci di offerte di lavoro pescati su internet ai vari fannulloni, senza fare un minimo di selezione e chiedendo un riscontro su come il candidato avesse interagito col potenziale datore di lavoro…
A loro era data la decisione arbitraria, sulla base di cosa è molto discutibile, di decidere se continuare a far percepire il sussidio.
E cosa dire dei fannulloni verso cui oggi si urla: è finita la pacchia?
Nessun controllo reale, tutto affidato alla guardia di finanza e le altre forze dell’ordine che avrebbero dovuto verificare la veridicità delle informazioni fornite dal percettore.
Si sa, in Italia c’è il detto: fatta la legge trovato l’inganno. Non c’era una selezione reale su chi aveva realmente bisogno e su chi si creava ad och uno status coi requisiti richiesti. C’è stato chi modificava lo stato di famiglia, chi metteva la residenza nella casa di vacanza per dimostrare di vivere da solo, chi sottoscriveva falsi contratti d’affitto, chi si licenziava e continuava a lavorare in nero, chi intestava i propri beni a dei prestanome per risultare nullatenente, chi si trasferiva all’estero continuando a percepire il reddito, tanto nessuno controlla!
Insomma, furbetti ce ne sono stati, e tanti, ma perché in Italia funziona così, e alla politica interessava creare un bacino di voti e non far funzionare le cose.
È successo di tutto e di più, e ora, per mancanza di competenza da parte di chi avrebbe dovuto delineare le linee guida per questo sussidio, chi ne avrebbe veramente bisogno… dovrà… arrangiarsi.
Cittadini alla soglia dei cinquant’anni, o anche di più, tagliati fuori dal mercato del lavoro perché le politiche del welfare pensano solo a creare occupazione giovanile, perché i giovani non conoscono il mercato del lavoro e puoi anche farli lavorare a due lire. A questi cittadini non più giovani ora viene detto che devono formarsi per poi poter forse lavorare quando saranno in età pensionabile…
Se non sono mai stati fatti controlli seri fino ad oggi, chi è che può decretare se una persona ha diritto o meno a questo sussidio? Perché non si è data in mano fin dall’inizio agli uffici di collocamento, e quindi a persone competenti, la gestione degli occupabili?
I cosiddetti furbetti ci sono e ci saranno sempre, spetta agli organi competenti tagliarli fuori dalle agevolazioni. I fannulloni ci sono e ci saranno sempre, spetta allo stato investire affinché si creino posti di lavoro per chi fannullone non lo è! Abbassando le imposte ai piccoli imprenditori, per esempio, garantendo un salario minimo in linea col costo della vita, per esempio…. Le soluzioni ci sono, ho dei dubbi sul fatto che si vogliano vedere.
L’Opinione di Lucia Manca