Nel 2023 l’economia sarda aveva registrato un incremento del Pil dello 0,9%, in lieve ripresa rispetto agli anni precedenti.
Tale crescita era stata trainata dagli investimenti nel settore delle costruzioni, alimentati – come noto – da incentivi come il Superbonus 110%, che hanno stimolato l’intero settore dell’edilizia.
Tuttavia, le prospettive per il 2024 risultano meno ottimistiche, con una previsione di crescita del Pil pari allo 0,5%, principalmente a causa della riduzione dei benefici del Superbonus e dell’interruzione del meccanismo di cessione del credito d’imposta. Questi fattori, insieme ai costi elevati dei finanziamenti, hanno determinato un calo della domanda interna e un rallentamento degli investimenti privati, riducendo il contributo del settore edile al Pil regionale.
L’isola potrebbe chiudere l’anno con un livello del Pil superiore del 2,4% a quello pre-pandemico (molto distante dal +3,7% medio nazionale e dal +3,6% stimato per le regioni del Mezzogiorno). È quanto si evince dalla ricerca “L’Economia della Sardegna e il ruolo delle imprese artigiane” realizzata dal Centro Studi della Cna Sardegna e presentata a Cagliari.
Secondo lo studio, i redditi reali, già provati dal periodo pandemico, hanno continuato a calare nel 2022 e 2023, con una contrazione del 5,7% dal 2019 (ben oltre la media nazionale che si attesta al -2%). Nel 2023 il 35,7% delle famiglie sarde ha indicato all’Istat risorse scarse o insufficienti: si tratta del quarto peggior risultato tra le regioni italiane L’inflazione è quasi nulla nel primo trim 2024, (0,47%) ma costo del denaro eccezionalmente elevato (8,7% il tasso medio).
Alla fine di settembre 2024 il numero di imprese attive è pari a poco più di 143 mila (oltre 1.700 aziende in meno rispetto allo stesso periodo del 2023). Prosegue la tendenza negativa nel manifatturiero, nel commercio e nei trasporti, stabili le imprese di costruzioni – in calo dello 0,3 % le imprese artigiane I primi sei mesi del 2024 hanno però confermato la tendenza positiva dell’occupazione nell’ultimo triennio: il tasso di disoccupazione si è portato all’8,8%, quasi 8 punti in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, Dietro l’angolo c’è però l’impatto che l’Intelligenza artificiale porterà, mettendo a rischio – dice la Cna – 60mila posti di lavoro in Sardegna.
“Il rapporto conferma che la nostra economia regionale fatica a tenere il passo in termini di crescita della produttività, innovazione e sostenibilità; All’appuntamento con le grandi trasformazioni della transizione ecologica e digitale la Sardegna – hanno evidenziato Luigi Tomasi e Francesco Porcu – rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna – si presenta in una condizione di endemica debolezza. Nell’ultimo ventennio nonostante tre cicli di programmazione comunitaria nessuno dei ritardi storici e strutturali è stato scalfito. Cna – continuano Tomasi e Porcu – pensa che la legislatura che si avvia debba avere un “profilo costituente” e l’ambizione di imprimere una svolta nelle politiche di programmazione economica segnando una discontinuità profonda con quanto fin qui prodotto.
Serve costruire un’idea di futuro capace di rimettere in moto dinamiche nuove, in grado di scuotere l’assetto conservativo su cui è adagiata la Società sarda. I prossimi cinque anni – proseguono i vertici CNA – saranno decisivi per indirizzare sui giusti binari il sistema Sardegna, per imprimere un nuovo processo riformatore”.