Il Centro Storico Fiat, l’edificio di Via Chiabrera sede delle prime officine di produzione dell’azienda, ha riaperto le porte al pubblico a partire da giovedì 12 dicembre.
A questa prima apertura prenatalizia – pensata per i visitatori che vorranno scoprire questo luogo di riferimento per la storia dell’automobilismo durante le festività – seguirà, a febbraio, un’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità.
L’accordo prevede l’intervento del Museo Nazionale dell’Automobile nel rilancio del Centro Storico Fiat quale parte di un polo espositivo d’eccellenza per Torino.
Tale obiettivo sarà perseguito attraverso un programma di mostre, eventi e attività di studio e ricerca volte a intensificare il dialogo e le interazioni con le università e i centri di formazione per coinvolgere un pubblico quanto più ampio e variegato possibile.
Il Centro Storico Fiat ha sede in un edificio liberty che fu il primo ampliamento (1907) delle officine di corso Dante nelle quali nacque l’azienda. Fin dall’inizio è stato teatro di momenti importanti nella storia della Fiat e ora ospita una collezione di cimeli, modellini e manifesti pubblicitari che copre l’intera storia dell’azienda. Oltre, ovviamente, alle automobili più significative: dalla 3 ½ HP, la prima vettura prodotta dalla Fabbrica Italiana Automobili Torino alla Eldridge Mefistofele del 1923 che segnò uno dei primi esempi di vettura da record. E poi ci sono il primo trattore, il Fiat 702 del 1919; l’autocarro 18BL, che motorizzò le truppe italiane nella prima guerra mondiale, la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario a partire dagli anni Trenta e il caccia G91 adottato dalla Nato.
Nello stesso edificio è presente anche l’archivio aziendale, consultabile su appuntamento: oltre 9.000 metri lineari di documenti cartacei, 400.000 disegni tecnici, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, più di 6 milioni di immagini, 200 ore di filmati storici. Di particolare interesse il fondo del progettista Dante Giacosa, il papà delle utilitarie – la Topolino, la 600, la 500 – che hanno motorizzato l’Italia.