Non tutte le miniere chiudono e diventano musei o percorsi turistici. A Silius, ad esempio, nel sud Sardegna, l’attività sta per riprendere.
È il progetto della Mineraria Gerrei, la società che ha appena ottenuto la concessione. Con un investimento di oltre 44 milioni si punta ad un radicale rinnovamento delle infrastrutture e dei processi produttivi.
Nuove tecnologie ma anche impatto minimo sull’ambiente. E, soprattutto, occupazione: il piano prevede l’assunzione di circa 100 figure specializzate, con competenze specifiche nella gestione di impianti e macchinari all’avanguardia e in generale nei processi relativi all’attività mineraria, dall’elettrificazione dei processi all’estrazione con metodologie innovative.
La previsione di produzione annua conta circa 70 mila tonnellate di fluorite al 97,5% e 6.800 tonnellate di galena. La stima del fabbisogno globale del materiale che sarà estratto a Silus è superiore ai 10 milioni di tonnellate annue nel 2030 e va oltre i 18 milioni di tonnellate annue nel 2050.
Tutto questo, spiegano i vertici della società, “a fronte di una produzione che nell’ultimo decennio si è sempre attestata fra i 6 e i 7 milioni di tonnellate. Perché produrre fluorite sta diventando sempre più importante. Viene infatti considerata la materia chiave per alcuni settori industriali fondamentali per la transizione ecologica”. Ad esempio i settori delle batterie, dei superconduttori e della produzione di pannelli fotovoltaici, ma anche per altri settori hi-tech come quello dei fluoropolimeri. In aggiunta, la fluorite è ritenuta una risorsa per il suo impiego nel mondo della produzione dell’acciaio e dell’alluminio. E per il suo utilizzo nell’industria farmaceutica, ottica, delle ceramiche, dei materiali antincendio, dei refrigeranti.