La Federazione nazionale della Stampa italiana «prende atto dell’apertura del governo ad un confronto sull’informazione, sul pluralismo e sul servizio pubblico: i tempi però devono essere necessariamente rapidi e certi». Così il sindacato in una nota diffusa martedì 17 settembre 2024.
«Negli ultimi mesi la Fnsi ha più volte sottolineato come la legislazione italiana sulla stampa e sull’informazione non sia più in linea con i tempi, con le sentenze della Corte costituzionale (ricordiamo ad esempio quelle sulla diffamazione a mezzo stampa) e tanto più con l’articolo 21 e l’articolo 36 della Costituzione», si legge ancora.
«Pensiamo – aggiunte il sindacato – che servano norme per favorire soprattutto il rilancio economico del settore, anche a tutela della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione, che mettano al centro l’importanza sociale del giornalismo professionale di qualità. Così come servono norme che garantiscano l’informazione italiana dalla pirateria digitale degli Over the top e contro il dilagare delle fake news. Ricordiamo che l’unico antidoto contro la guerra a bassa intensità delle notizie false lanciata contro il nostro Paese negli ultimi anni è avere un giornalismo di grande livello e di qualità professionale. Le sole caratteristiche che possono salvare l’informazione anche dai rischi connessi all’intelligenza artificiale».
E «vecchie sono anche le norme che riguardano la raccolta pubblicitaria delle tv commerciali e la concentrazione dei media».
La Federazione della Stampa «auspica che il Media Freedom Act, in quanto regolamento, venga applicato completamente e senza indugi per garantire i diritti e la libertà dei giornalisti, l’accesso e la segretezza delle fonti, e sottrarre, da subito, il servizio pubblico al controllo della politica: e su questo siamo già in ritardo».
Per questo la Fnsi «chiede al sottosegretario Alberto Barachini un tavolo permanente che si occupi di informazione in tutti i suoi risvolti».
Usigrai: «Senza tempi certi, l’apertura della maggioranza sulla riforma della Rai è solo un tentativo per nuove spartizioni»
La Rai ha bisogno di un nuovo vertice, ma le nomine non possono rispondere ancora alle logiche di spartizione tra governo e partiti.
L’apertura della maggioranza ad una legge di riforma sulla Rai, senza impegni precisi sulla calendarizzazione in Parlamento, non rappresenta una garanzia sul futuro dell’Azienda.
I progetti di legge ci sono. Le Camere si riuniscano in sede deliberante e procedano in tempi brevi alla riforma.
Il regolamento europeo sul Media Freedoom Act ha già fissato le regole a cui uniformarsi.
Ogni perdita di tempo e ogni tentativo di andare avanti con le regole attuali, che mettono in mano a partiti e governo il controllo sulla Rai, è da rispedire al mittente.
Esecutivo Usigrai
Slc Cgil: «Bene la proposta dei leader del centrodestra. Tavolo permanente è lo strumento giusto»
La proposta lanciata dai leader del centrodestra Giorgia Meloni, Tajani, Salvini e Lupi, di riformare il sistema dell’informazione viene vista con interesse dalla Slc Cgil. «È tempo di intervenire ed anche con urgenza -affermano congiuntamente il segretario generale Riccardo Saccone e la segretaria nazionale Giulia Guida – e lo strumento di un lavoro così delicato ed importante per tutelare i diritti di chi informa e di chi si informa è costituire un tavolo permanente di confronto con i soggetti interessati, a partire dalla rappresentanza del mondo del lavoro giornalistico e non».
Saccone e Guida prendono atto che «le forze di maggioranza hanno assunto il tema del pluralismo e della salvaguardia del servizio pubblico come elementi centrali da affrontare rapidamente, anche in termini di risorse, e che l’intero sistema informativo vada ora inquadrato in una cornice moderna ed europea, anche alla luce delle sentenze della Corte costituzionale (quali quelle sulla diffamazione) e del Media Freedom Act, di prossimo recepimento».
I due sindacalisti sottolineano che «l’improcrastinabile rilancio del settore ha bisogno di un quadro di certezze normative ed economiche che un largo dibattito in Parlamento e con le forze sociali potrà individuare lavorando fin da subito intorno ad un tavolo permanente e a più voci in grado di far fronte alle sfide difficili ed insidiose già presenti nel settore come l’uso non regolato dell’intelligenza artificiale».