Il Comitato scientifico “Insularità in Costituzione” ha presentato un esposto alle procure della Repubblica della Sardegna per richiedere l’avvio di indagini volte ad accertare eventuali responsabilità penali “per danni gravi e irreversibili arrecati al territorio sardo”.
“Le denunce riguardano in particolare gli effetti del decreto legislativo 199/2021 (“Decreto Draghi”) e del decreto ministeriale 236/2024, che impongono alla Sardegna, entro il 2030, una produzione minima di 6.264 MW da fonti rinnovabili, senza definire un tetto massimo e senza una preventiva pianificazione”, spiega una nota del Comitato secondo il quale “tali provvedimenti violano norme costituzionali (artt. 9, 41, 119), comunitarie (art. 191 Tfue, art. 37 Carta di Nizza) e internazionali (Convenzione di Aarhus, Convenzione europea del paesaggio, direttiva Vas), in quanto adottati senza adeguata Valutazione Ambientale Strategica e in assenza della partecipazione pubblica prevista dal diritto vigente”.
Le conseguenze, per il comitato, includono “alterazioni profonde e irreversibili del paesaggio, del suolo, della biodiversità e dell’economia locale, specie nelle aree interne dell’isola, non ancora coperte dal piano paesaggistico regionale”. L’impatto riguarda anche le attività produttive tradizionali, come agricoltura, pastorizia e turismo. Il comitato sottolinea anche che la Regione Sardegna per effetto dello Statuto speciale, esercita “competenza legislativa primaria in materia ambientale e paesaggistica, confermata dalla giurisprudenza costituzionale”.
In assenza di misure precauzionali e correttive, il comitato chiede di “verificare la sussistenza dei reati previsti dagli artt. 518-duodecies e 452-quater c.p., con riserva di costituirsi parte civile”. Sollecita inoltre di essere informato su “eventuali proroghe delle indagini o richieste di archiviazione, nel rispetto dei diritti riconosciuti ai cittadini e ai portatori di interessi collettivi”, scrive l’Ansa.