Trattativa interrotta e sciopero di 8 ore, a partire dalla prossima settimana, in tutte le aziende metalmeccaniche: si cristallizza così lo scontro tra Federmeccanica e Assistal da una parte e Fim, Fiom e Uilm dall’altra, nell’ambito del confronto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del comparto, scaduto lo scorso giugno per un milione e mezzo circa di lavoratori.
Il tavolo di oggi ha portato alla rottura che era nell’aria da settimane, con lo stop della trattativa e la proclamazione di una nuova stagione di lotta da parte dei sindacati di categoria.
Al momento insanabili, d’altronde, le distanze sul salario – ma non solo – con Fim, Fiom e Uilm che chiedono un aumento di 280 euro mensili in tre anni sui minimi per il livello medio e le associazioni datoriali che propongono invece di confermare l’aumento definito in base all’inflazione (Ipca-Nei), pari, sulla base delle attuali previsioni disponibili da parte dell’Istat, a 173,37 euro in quattro anni, allungando così al 2028 la vigenza del contratto (rispetto al periodo 2024/2027).
“Grave è la volontà di Federmeccanica e di Assistal di voler cambiare le regole del modello contrattuale, che nella sostanza significa nessun aumento certo per i prossimi anni ma tutto legato all’andamento dell’inflazione”, hanno sottolineato unitariamente Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, che oltre allo sciopero di otto ore – che saranno articolate a livello territoriale – hanno anche proclamato il blocco delle flessibilità e degli straordinari. Ma le critiche non si fermano al salario.
“Insignificanti – hanno aggiunto le tre sigle guidate rispettivamente da Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – sono state le risposte per quanto riguarda la stabilizzazione dei contratti di lavoro precari, come del resto non è stata data alcuna disponibilità per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro”, che gli stessi sindacati chiedono di poter portare a 35 ore. Sono inoltre “mancati passi in avanti anche su altre importanti parti normative: tra i principali welfare, previdenza formazione e inquadramento professionale, salute e sicurezza, appalti. Su queste basi era per noi impossibile continuare il confronto”.
Di parere ovviamente opposto Federmeccanica e Assistal, che sottolineano come nel complesso la propria proposta preveda un beneficio economico potenziale, in presenza di tutte le condizioni previste, per un livello C3 nel periodo 2025-2028, che può arrivare a 7.010 euro, considerati i vari istituti e compresi gli incentivi sui flexible benefit.
“La nostra proposta – hanno sottolineato le associazioni di categoria – è la risposta a chi dice che non vogliamo rinnovare il Ccnl nonostante le gravissime difficoltà del nostro settore”, in quanto riconosce “benefici aggiuntivi rispetto all’adeguamento all’inflazione (Ipca Nei), con strumenti e modalità che tengono conto della grave situazione del settore”. Nel fuoco incrociato di critiche, Federmeccanica e Assistal rispediscono dunque al mittente l’accusa delle organizzazioni sindacali di aver fatto “muro” alle proprie richieste, imputando semmai ai tre sindacati “l’apertura di una fase conflittuale”.