Rushdie dopo l’attentato, ‘sto bene ma faccio sogni folli’

Fisicamente dice di stare ora “più o meno bene”, nonostante la perdita della vista da un occhio; ma psicologicamente a perseguitarlo sono “i sogni assurdi” – ai limiti dell’incubo – che popolano adesso i suoi sonni.

Sir Salman Rushdie, 76 anni, scrittore indiano indiano di nascita, naturalizzato britannico e trapiantato negli Usa, si confessa in questi termini in un’intervista alla Bbc a poco meno di un anno dall’attacco di matrice terroristica solitaria subito durante un evento pubblico a New York nell’agosto del 2022.

“Ho un terapista molto bravo che ha molto lavoro da fare”, afferma l’autore di ‘Versetti Satanici’ parlando dei “crazy dreams” che hanno preso ad assalirlo nei mesi trascorsi dall’attentato, dopo gli anni di vita blindata dovuta alla fatwa riservatagli a suo tempo dagli ayatollah iraniani con l’accusa di blasfemia. Si dice poi “combattuto” sull’idea di affrontare o meno in tribunale il suo aggressore, Hadi Matar, dichiaratosi inizialmente non colpevole dell’imputazione di tentato omicidio e detenuto in attesa di processo dopo il rifiuto del rilascio su cauzione.

Accoltellato 10 volte e costretto al ricovero in terapia intensiva, nonché a una successiva permanenza in ospedale di 6 settimane, Rushdie sottolinea come il comportamento processuale di Madi appaia tattico. “Circa 2000 persone lo hanno visto” attaccarmi, ricorda, aggiungendo che se fosse il suo avvocato gli consiglierebbe di cambiare atteggiamento e dichiararsi colpevole: Così non ci sarebbe il processo, solo la sentenza, e la mia presenza (in aula) non sarebbe richiesta”.

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