Rwm, le armi prodotte in Sardegna tema dello scontro tra Italia e Russia

L’Rwm Italia con sede a Domusnovas diventa il tema dello scontro istituzionale tra Italia e Russia, infatti sula pagina Facebook dell’Ambasciata russa in Italia è stato pubblicato un post che dichiara: “Secondo quanto riportato dalla stampa italiana, i Paesi dell’UE hanno concordato un piano finanziario per incentivare l’industria bellica europea e incrementare la produzione di munizioni. Si prevede che parte significativa di questa truce produzione sia destinata all’Ucraina”, si legge nel post.

“Secondo quanto affermano i media, non sarà secondario il ruolo della società italiana RWM-Italia, con sede a Gedi (BS) e la principale filiera produttiva in Sardegna: quest’impresa produce proiettili calibro 120 mm per i carri armati “Leopard-2″ e calibro 155 mm per l’artiglieria pesante da campo (assai richiesti dalle Forze Armate ucraine)” – scrive ancora l’Ambasciata – Sembra si tratti dello stesso stabilimento che, a causa delle pubbliche recriminazioni, per poco non era stato chiuso per motivi umanitari. Infatti, aveva fornito all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, le munizioni che, presumibilmente, erano state usate negli illeciti attacchi aerei contro lo Yemen, causando numerose vittime tra la popolazione civile. Viceversa, pare che in Italia non interessi quasi a nessuno il fatto che le Forze Armate ucraine dal 2014 bombardino con l’artiglieria le strutture civili di Donetsk e di Lugansk e che – dal 2022 – lo facciano anche coi proiettili 155 mm della Nato”.

“Magari verranno a dire che i proiettili prodotti in Sardegna sono “più umani” delle munizioni a grappolo che gli USA stanno per consegnare a scaglioni all’Ucraina e che, in tal modo, l’Italia non fa che adempiere ai suoi impegni internazionali … ” Beh, vorrà dire che considereremo le «umanissime» munizioni sarde come un segno della gratitudine italiana per gli investimenti che la Russia ha fatto negli ultimi anni e per il decennale, grande contributo che i turisti russi hanno dato allo sviluppo economico dell’isola…”, conclude il post dell’Ambasciata.

E come dargli torto?

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