Da ormai un mese Khaled El Qaisi si trova nelle carceri israeliane senza un’accusa e senza che vi siano le minime condizioni per un giusto processo, in violazione del diritto internazionale.
“I media, e in particolare la Rai, che dovrebbe fornire un servizio pubblico, tacciono. Non solo davanti al trattamento riservato a un cittadino palestinese, ma in questo caso a un cittadino italiano”… “E’ evidente che questo silenzio sia dovuto a ragioni politiche. Pensiamo a un caso analogo: la massiccia campagna per la liberazione di Patrick Zaky è stata giustificata dal fatto che lui fosse sottoposto a una persecuzione politica e dall’elevato rischio di tortura. Gli stessi elementi sono presenti nel caso di Khaled, ma in maniera ancora più grave: nelle carceri israeliane infatti non c’è il rischio della tortura, bensì la certezza quasi assoluta, come dicono i rapporti ONU, dell’Unione Europea, delle associazioni palestinesi e israeliane”, denunciano gli attivisti promotori della mobilitazione.
Le autorità israeliane hanno arrestato un cittadino non loro in un territorio che occupano militarmente e lo hanno deportato al di fuori di quel territorio. Lo Statuto di Roma, di cui sia l’Italia che la Palestina sono firmatarie, afferma che la deportazione, il trasferimento e la detenzione illegale sono crimini di guerra. Perché questi fatti sono trascurati dalle istituzioni e dai media se si parla di Israele? Chiaramente la salvaguardia dei rapporti politici ed economici che legano Italia e Israele è più importante del rispetto della legge internazionale e della libertà di Khaled.
“È un dovere per lo stato italiano attivarsi con ogni mezzo necessario, affinché un proprio cittadino arrestato senza accusa in uno Stato straniero venga liberato e veda i propri diritti umani rispettati. E’ un dovere per i media italiani fare una corretta analisi e informazione nel rispetto della persona e dei diritti di un proprio concittadino” … “Questa vicenda dimostra un fatto costantemente trascurato: se possiedi la cittadinanza palestinese, anche se contemporaneamente hai la cittadinanza di un paese che riconosce e sostiene Israele, come l’Italia, per le autorità israeliane non fa alcuna differenza. Israele non riconosce la doppia cittadinanza per chi è palestinese, come ha ampiamente dimostrato a maggio dell’anno scorso assassinando Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese di Al Jazeera con cittadinanza statunitense”, conclude la nota delle realtà che si stanno mobilitando in tutta Italia.
Per queste ragioni, sabato 30 settembre alle ore 16.30 è stato indetto un sit-in davanti alle sede Rai in viale Bonaria 124 per chiedere subito un’informazione rispettosa e degna sulla situazione di Khaled e la sua immediata liberazione.