Non amo lo stilista Antonio Marras, non amo il suo sconfinare nel mondo della ricerca artistica contemporanea (quello è il mio mondo e non il suo, un meccanico non è un idraulico), ho sempre trovato ingiustificata la popolarità e la credibilità che l’isola gli accredita (ma l’isola lo fa da sempre, gonfia bolle economiche e balle culturali ingiustificabili fuori i suoi confini, funzionali agli interessi privati di chi politicamente l’amministra alla “spagnola”), ho sempre trovato il suo lavoro da stilista “facilonesco”, un’intermediazione tra il folk e lo zingaresco che pare miscelare Zara e Disegual in salsa isolana.
Trovavo risibile quando il più venduto quotidiano isolano, gli consegnava la sua prima pagina con disegni privi di concettualizzazione simbolica matura che, parevano miei (a sette anni d’età disegnavo come Antonio Marras, un genio). Finché a Milano, Antonio Marras, si dava il tono d’artista internazionale nell’isola, non ci vedevo nulla di male, quello che m’inquieta è che sotto forma di passato di una memoria dalla quale sono scappato, la sua figura m’insegua, per il secondo anno di seguito, d’estate, il suo lavoro mi volteggia sulla testa, questa volta a Port’Alba, la mia amata Port’Alba, dove sono cresciuto da scugnizzo felice, adesso dove un tempo volteggiava Mattia Preti, c’è il progetto d’Antonio Marras, eseguito con incolpevoli giovani studenti dell’Accademia di Napoli (a Cagliari dove l’Accademia non è mai nata, purtroppo non vedranno mai interventi “formativi” come questo), costretti a deporre la propria creatività per l’ennesimo discutibile progetto artistico della giunta che fa capo al Sindaco Gaetano Manfredi, come l’anno scorso, le lanterne sono state cucite dagli studenti (che divertimento creativo) e si sono spostate dal Vicoletto di San Pietro a Maiella (di fatto un vicolo orinatoio a cielo aperto della movida Napoletana) a Port’Alba.
Adesso, la giunta del Sindaco Gaetano Manfredi, a Antonio Marras e al curatore Vincenzo Trione, l’hanno spiegato che a Port’Alba non si dovrebbe scherzare molto con le sue secolari energie? Conosceranno la storia della strega di Port’Alba? Negli anni dell’inquisizione Spagnola, Maria la rossa, venne ingabbiata e lasciata morire di fame e di sete, avvenne sotto lo sguardo di tutti, sospesa come i fantasmi di Antonio Marras che m’inseguono con tutta la loro pretenziosa vacuità dall’isola, Maria la rossa, prima di spirare lanciò un’anatema verso la folla che assisteva al suo supplizio: “La pagherete tutti, voi, figli e nipoti!”. Non sarà che Gaetano Manfredi, Vincenzo Trione e Antonio Marras, abbiano dato forma plastica a una maledizione verso un popolo abituato a ben altro? Quest’installazione di stilista (che non vuole dire artista), arriva a farmi rimpiangere le installazioni dei tempi di Bassolino, mi mancano Mimmo Paladino, Kounellis, Kapoor, Rebecca Horn e Serra a Piazza del Plebiscito (cavolo, l’ho scritto!).
di Mimmo Di Caterino