Sanità: sindacati, la riforma non serve, ripartire dai territori

Mezz’ora a testa per analizzare il disegno di legge sulla sanità ed esprimere le posizioni dei lavoratori delle professioni mediche: i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Css sono stati ascoltati oggi in audizione nella sesta commissione, Sanità, del Consiglio regionale.

Forti le perplessità, soprattutto perché si lavora sul testo originale che sarà poi modificato da un maxi emendamento, già illustrato dall’assessore Bartolazzi e dalla presidente Todde, ma che ancora aspetta la fase in cui può essere presentato. “Siamo rimasti un po’ perplessi perché siamo stati convocati su un progetto di legge che sembrerebbe essere superato da questo maxi emendamento”, sottolinea Guido Sarritzu, segretario regionale Uil, al termine dell’audizione.

“Abbiamo approfittato dell’occasione per marcare le incongruenze di questo progetto di legge e abbiamo ribadito la necessità di ripartire dai territori, di rimettere al centro dell’azione politica la persona, di valorizzare il lavoro. Abbiamo gli operatori sanitari meno pagati d’Italia, è giusto ripartire da loro”, sintetizza Sarritzu. Il coro è unanime anche sull’evitare una riforma che costringa a ricominciare tutto da zero: “Bisogna lavorare sull’esistente, non bisogna inventarsi niente, non abbiamo bisogno di nuove riforme – precisa Roberta Gessa, segretaria regionale Cgil -. Per esempio, Ares non ha bisogno di altre funzioni, ma anzi va depotenziata”.

Sulla stessa linea Mirko Idili (Cisl): “Il nostro sindacato crede che il baricentro strategico su cui operare sia il territorio. E’ lì che si gioca la partita per un’offerta sanitaria di qualità”. E poi il cambio ai vertici delle aziende sanitarie, previsto nel testo: “Abbiamo rappresentato anche la nostra preoccupazione rispetto al cambio dei direttori generali. Non vogliamo che questa decisione possa tradursi, nelle more della attuazione, in una perdita di tempo e in un gap decisionale. In questo momento il sistema non reggerebbe”.

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