Un’unica coalizione programmatica, questa la proposta dei Progressisti al tavolo delle due coalizioni del centro sinistra, “per dare alla Regione un governo complessivo all’altezza delle necessarie soluzioni ai problemi di vita delle donne e degli uomini di Sardegna. Non consentiremo di aggiungere alle affermazioni elettorali della destra italiana anche la Regione Autonoma Sarda”.
Nella nota si evidenzia come la Sardegna “attraversa una profonda crisi sociale, economica, politica e istituzionale. La Regione è stata resa subalterna al neocentralismo dei poteri politici ed economici nazionali. Il Consiglio Regionale è stato paralizzato dalla inconcludenza della maggioranza e si è determinato uno sfilacciato rapporto tra Regione ed Enti locali. Tutto questo richiede una profonda revisione del sistema amministrativo regionale, una modifica radicale delle norme elettorali, la piena attuazione della legge statutaria in vigore per la definitiva codifica delle elezioni primarie e/o l’introduzione del ballottaggio tra i candidati alla Presidenza della Regione, per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte che contano”.
IL coordinamento dei Progressisti inoltre attacca e afferma: “il giudizio negativo sulle scelte operate dal PD e dal M5S di non promuovere le elezioni primarie nella individuazione della/o candita/o alla Presidenza. La pretesa di racchiudere tale scelta dentro le stanze delle segreterie (nazionali) dei due partiti ha rischiato di provocare un’insanabile rottura con l’elettorato e compromettere la possibilità di battere lo schieramento di destra sardo leghista e del mal governo di questi 5 anni alla Regione”.
“Sul metodo utilizzato per indicare la candidatura dello schieramento democratico abbiamo ritenuto, coerentemente con il nostro impegno politico, promuovere, insieme ad altri e in particolare a Renato Soru, una battaglia di principio – scrivono i Progressisti -, perché non si ripeta più l’errore di rendere marginali i sardi elettori nelle scelte dei candidati. Le liste bloccate e le imposizioni verticistiche sono concausa rilevante del pericoloso declino della partecipazione democratica, della crisi delle istituzioni parlamentari, del crollo della qualità politica, culturale e tecnica delle rappresentanze. Non abbiamo mai rinunciato, in alcun momento di questo complicato percorso, ad affermare la necessità della costruzione di una proposta unitaria di governo della Regione. Anzi rivendichiamo, senza tema di smentita alcuna la primogenitura nella organizzazione delle occasioni di incontro tra i gruppi di opposizione in Consiglio Regionale, tra i partiti tutti di cultura democratica e progressista, e al fine di dare compattezza programmatica all’alleanza elettorale. Per questo non abbiamo mai pensato che potessero esistere due coalizioni contrapposte del medesimo schieramento avanzato. Per questo abbiamo lavorato e lavoriamo per l’unità”.
Per finire l’invito a Soru e alle formazioni che lo sostengono alla promozione di un atto collettivo di generosità e si valuti insieme l’utilità di costituire una lista unitaria che rafforzi nello schieramento democratico unito la posizione culturale e politica espressa nelle iniziative della “rivoluzione gentile”… e si aggiungono “Confermiamo la decisione di costituire con tutte le altre forze politiche democratiche e progressiste, socialiste e autonomiste e dell’autodeterminazione, una unica coalizione programmatica”.
A stretto giro è arrivata la replica dell’ufficio stampa di Renato Soru che afferma: “Abbiamo letto il documento del coordinamento dei Progressisti. La Coalizione Sarda unita va avanti nel suo progetto di costruzione di una forza politica sarda, alternativa alla destra e al populismo giustizialista, antidemocratico e antieuropeo. Andiamo avanti con ancora più forza e determinazione in un progetto che non guarda solo al prossimo appuntamento elettorale ma al futuro della Sardegna”.